Václav #63
20 dicembre 2021 - 8 gennaio 2022
Seppure con un po’ di ritardo rispetto ai Paesi dell’Europa occidentale, anche quelli dell’Europa centrale sono entrati nella nuova ondata di contagi causata dalla variante Omicron. C’è generale preoccupazione per la tenuta dei sistemi sanitari già provati dall’impegnativa ondata autunnale.
Sul fronte politico è un momento di difficoltà per il governo polacco, su cui grava il sospetto di aver controllato illegalmente i telefoni di alcuni esponenti dell’opposizione in occasione delle ultime elezioni parlamentari. Ma ad agitare le acque dell’esecutivo ci sono anche alcune questioni interne.
Per l’Ungheria questo è un anno di appuntamenti elettorali. Aspettando le importanti elezioni politiche di primavera, a fine mese il parlamento voterà per scegliere il nuovo presidente della Repubblica. Viktor Orbán ha candidato ufficialmente la ministra della Famiglia, Katalin Novák, come espressione di Fidesz.
Nella Repubblica Ceca si è finalmente insediato il nuovo governo guidato da Petr Fiala. Da subito si segnala un rapporto quanto mai conflittuale con il presidente della Repubblica, Miloš Zeman, che guarda già alla prossime presidenziali e sembra aver individuato il suo successore. Il parlamento slovacco infine appare spaccato sulla proposta di un accordo di cooperazione di difesa militare con gli Stati Uniti.
Questa è solo una breve introduzione di quanto potrete trovare in questa edizione numero 63 di Václav, ricca di notizie come sempre al ritorno dalle vacanze natalizie. Sperando che vi siate riposati, e le abbiate passate serenamente vi auguriamo,
Buona lettura!
Punto Covid
Con i numeri di contagiati che ha cominciato lentamente a risalire e una media di decessi che resta preoccupante (777 il record fatto segnare lo scorso 22 dicembre), la Polonia è entrata nella nuova ondata della variante Omicron. Ciò nonostante, sono solo il 56% i vaccinati con almeno due dosi e il 18% quelli che hanno fatto il richiamo. Le restrizioni restano blande, con l’obbligo di mascherina valido solo all’interno degli esercizi pubblici e commerciali, e dei mezzi di trasporto. Le limitazioni per i non vaccinati, che ne prevederebbero un massimo del 30% all’interno di bar e ristoranti, non sembrano essere rispettate. Lo stesso vale per le indicazioni sugli assembramenti. Non aiutano la campagna vaccinale gli scetticismi di alcuni membri delle istituzioni, come Barbara Nowak, provveditore agli studi per la regione di Cracovia, che ha espresso il suo no all’ipotesi di vaccinazione obbligatoria per il corpo docente sostenendo che i vaccini sono sperimentali e dalle conseguenze imprevedibili. Nowak, a seguito di queste parole, è stata ripresa dal ministero della Sanità.
Anche in Ungheria la curva pandemica è in leggera risalita. Dopo aver raggiunto un minimo di 2500 nuovi contagi negli ultimi giorni di dicembre, si attesta ora sui 6000 nuovi casi giornalieri, con un tasso di positività del 25%, in parte dovuti anche alla variante Omicron. Secondo il rettore dell'Università di Medicina Semmelweis si tratta della quinta ondata del virus, comparsa a pochi giorni dalla fine della quarta. Si aggira intorno ai cento casi invece la media di decessi giornalieri. Identificati inoltre, in pazienti sotto i 30 anni, due casi di flurona, l'infezione doppia da coronavirus e influenza. Lo riporta Hungary Today
Andamento analogo nella Repubblica Ceca dove è in aumento l’incidenza dei casi: 404 ogni 100mila persone. Gli esperti prevedono il picco tra fine gennaio e inizio febbraio. La buona notizia è che al momento il trend dei ricoveri e dei decessi è ancora in calo. Per fronteggiare l’aumento dei contagi a fronte di una variante più infettiva ma che sembra colpire l’organismo in modo meno pesante rispetto alle precedenti, il governo ceco ha deciso di accorciare il periodo di quarantena a cinque giorni per i positivi. Allo stesso tempo viene introdotto un sistema di screening più incalzante sui lavoratori dipendenti. Dovranno essere testati due volte a settimana, oppure una volta ogni tre o cinque giorni. La notizia su Radio Praga.
Situazione in continua evoluzione anche in Slovacchia. Nei primi giorni del nuovo anno il numero di nuovi contagi giornalieri è tornato a scendere, ma resta preoccupante. Gli slovacchi continuano a mostrarsi fra i più restii a vaccinarsi nell'Unione europea. Al 7 gennaio solo il 45% della popolazione risulta inoculata con due o tre dosi, mentre il totale di chi ha ricevuto almeno un'iniezione di un qualsiasi vaccino riconosciuto dall'Ema ancora non raggiunge il 50% degli abitanti del Paese.
Fino al 23 febbraio resta in vigore lo stato di emergenza nazionale, mentre molte misure preventive per prevenire la diffusione del virus verranno estese anche dopo la loro scadenza di lunedì 10 gennaio. Farà eccezione il coprifuoco notturno attualmente in vigore fra le 20 di sera e le 5 del mattino seguente. Proprio dal 10 gennaio ripartiranno le lezioni in presenza nelle scuole del Paese e riapriranno (per vaccinati e/o guariti dal virus) teatri, cinema e contenitori culturali con un limite di 50 presenze in sala. Il riepilogo aggiornato dello Slovak Spectator.
Polonia
Scandalo Pegasus – l’opposizione intercettata
I telefoni cellulari di tre figure legate all’opposizione polacca sono stati controllati in segreto con il sistema di intercettazione e spionaggio di produzione israeliana Pegasus. Questa l’esclusiva lanciata pochi giorni prima di Natale da Associated Press, che ha fatto esplodere lo scandalo in Polonia. Tra gli intercettati anche il senatore di Piattaforma civica (Po) Krzysztof Brejza, di cui alcuni sms sono stati usati - allo scopo di screditarlo - durante la campagna elettorale che ha preceduto le elezioni parlamentari del 2019. I messaggi di Brejza hanno costituito il centro di una vera e propria campagna denigratoria nei suoi confronti mossa da Tvp, la tv di Stato de facto megafono del governo. Il senatore oggi all’opposizione dichiara che alla luce di ciò la regolarità del voto potrebbe essere messa in discussione.
Chi è il mandante delle intercettazioni? Per ovvi motivi l’azienda produttrice di Pegasus mantiene il riserbo sui suoi clienti mentre il governo polacco ha smentito ogni coinvolgimento. Tuttavia il presidente della Corte dei conti di Varsavia, Marian Banaś, ha recentemente annunciato il ritrovamento di una fattura di acquisto per i servizi di Pegasus risalente al 2017 nelle carte del bilancio dello Stato, come riporta Notes From Poland. La partita è aperta.
Fronte interno dentro PiS
Il nome di Marian Banaś non è nuovo agli osservatori di cose polacche. Uomo da sempre ritenuto vicino a Diritto e giustizia (PiS) e al suo leader Jarosław Kaczyński, Banaś negli ultimi mesi si sta dimostrando un’autentica spina nel fianco dell’esecutivo polacco. Oltre ad avere smontato le smentite del premier Mateusz Morawiecki sull’acquisto di Pegasus, Banaś ha aperto altre inchieste sulla mancata trasparenza finanziaria dell’esecutivo. Respingendo le accuse di chi sospetta di questo suo cambio di rotta in seguito alle inchieste che lo hanno personalmente coinvolto, in questa ricca intervista a Notes from Poland, lancia accuse al governo che non passeranno inosservate.
Veto presidenziale alla Lex Tvn Un altro fronte interno al governo polacco, potrebbe essere stato aperto dal presidente della Repubblica Andrzej Duda, anche lui espressione di Diritto e Giustizia. Negli ultimi giorni, con un gesto in parte sorprendente, Duda ha espresso il suo veto sulla cosiddetta Lex Tvn, il disegno di legge voluto dalla maggioranza che avrebbe impedito a soggetti extraeuropei di possedere più del 49% delle quote di media polacchi. Il nome di Lex Tvn, con cui la legge era diventata famosa in Polonia, è dovuto al fatto che l’unico media colpito da questa legge sarebbe stata l’emittente Tvn, di proprietà del gruppo statunitense Discovery e voce ufficiosa dell’opposizione liberale. La legge aveva concluso il suo iter parlamentare con un voto piuttosto irrituale lo scorso 17 dicembre, ma ha trovato il veto del presidente della Repubblica. Un atto di riposizionamento personale da parte di Duda, oppure Diritto e Giustizia sta giocando con l’opinione pubblica la carta del poliziotto buono e del poliziotto cattivo? Se ne parla sul Sole 24 Ore.
Migranti, la resa di Msf
La situazione di stallo sul confine polacco-bielorusso continua. Lontano dai riflettori, nella parte polacca la fascia di territorio vicina al confine è presidiata dalla guardia di frontiera e dall’esercito che continuano strenuamente a respingere i gruppi di persone migranti e rifugiati che provano a entrare in Polonia per chiedere il diritto di asilo. Numerose ong, nonostante le limitazioni e il freddo sempre più pungente, hanno continuato a lavorare per provare a fornire cure e soccorsi, ma qualcuno si è arreso. È il caso di Medici Senza Frontiere che, con un comunicato, ha annunciato di essere costretta ad abbandonare le proprie postazioni in Polonia visto il rifiuto netto delle autorità di concedere l’accesso all’area di confine, dove gruppi di famiglie continuano a sostare in condizioni sanitarie e meteorologiche durissime. Se ne parla su Avvenire.
Tensione Praga-Varsavia sulle miniere
Il sito estrattivo di Turów, che si trova su territorio polacco ma immediatamente contiguo al confine con la Repubblica Ceca, è in discussione da tanto tempo. Il governo di Praga, e anche quello di Berlino, hanno portato Turów di fronte alle autorità europee, sostenendo che l’attività estrattiva della miniera contamini le falde acquifere. Da parte di Varsavia, la difesa del sito - simbolo della sua politica energetica - continua a tutto spiano. Nei giorni scorsi l’ambasciatore polacco a Praga, fresco di nomina, è stato licenziato in tronco. Era colpevole di avere rilasciato un’intervista nella quale commentava in modo critico le mosse del proprio governo sulla questione. I dettagli su Notes From Poland.
Ungheria
Katalin Novák for President Con un annuncio a sorpresa Viktor Orbán ha designato l'attuale ministra della Famiglia, Katalin Novák, come candidata di Fidesz alla presidenza della Repubblica, la cui elezione si svolgerà in parlamento a fine gennaio. La notizia sull'Ansa e su East Journal. Con un colpo da maestro, Orbán raggiunge quattro obiettivi: imprime un notevole cambio generazionale allo Sándor Palota, il Quirinale ungherese, con una 44enne, che succede al doppio mandato del 62enne János Áder; apre alle donne, una delle fasce di opinione pubblica dove doveva recuperare dopo anni di politica caratterizzata da machismo e cameratismo; a poche settimane dalle elezioni pone nuovamente una sua fedelissima in una carica strategica, e inoltre ribadisce l'importanza della difesa dei valori della famiglia tradizionale.
Aspettando le elezioni Le elezioni ungheresi sono una delle principali scadenze elettorali dell'anno che è appena iniziato accanto alle presidenziali francesi, al rinnovo dell'assemblea statale in India, al voto in Brasile e le elezioni di midterm negli Usa. Lo afferma il Time secondo cui in Ungheria ci sarà un voto spartiacque per decidere il cammino del paese tra la via intrapresa verso l'autoritarismo o un ritorno alla casa liberale. Fortune citando il detto che "i mercati odiano le elezioni, intrinseca causa di instabilità politica", ritiene che il malcontento crescente causato dalla crisi pandemica potrebbe agevolare cambi di governo e dà buone chance per l'opposizione unita ungherese attorno al suo nuovo leader Péter Márki-Zay, il cui ritratto è stato riproposto il 2 gennaio dal Guardian.
Concorda sulle possibilità dei liberali anche l'austriaco Kurier. Il Financial Times, invece, si interroga se Orbán in caso di sconfitta accetterà il risultato delle urne o vi si opporrà, come fece Donald Trump. L'ex presidente statunitense, a sua volta, ha espresso pieno sostegno ad Orbán, con il tweet tramite l’account Save America, riportato da Bloomberg. Trump elogia il meraviglioso lavoro nel difendere l'Ungheria svolto da Orbán descritto come “un leader forte e rispettato da tutti". La destra americana esprimerà il suo appoggio al premier ungherese tenendo a Budapest, il 24 febbraio, la Cpac Conference, la sua conferenza politica annuale dove accorreranno conservatori da tutto il mondo. Di contro, come ricorda Politico, l'amministrazione Biden non ha invitato l'Ungheria, unica tra i Paesi Ue, al Summit for Democracy organizzato a inizio dicembre.
L'allargamento ungherese nei Balcani L'Ungheria ha offerto 100 milioni di euro per il rafforzamento dell'economia della Republika Srpska, l'entità serbo-bosniaca guidata da Milorad Dodik. È un ulteriore passo della strategia di Orbán che mira a estendere la sua sfera di influenza nei Balcani occidentali, dove già gode dell'amicizia con altri seguaci del suo modello di democrazia illiberale. Lo scorso 10 dicembre Dodik aveva compiuto passi forse decisivi verso la secessione della Republika Srpska, aprendo una crisi che la Bosnia non viveva dai tempi delle guerra balcaniche, scrive il New York Times, ed è ora "una polveriera dove qualcuno sta per lanciare un fiammifero". Si potrebbe anche trattare però di un modo, molto pericoloso, per ottenere credito in vista delle elezioni di ottobre. Molto critico sull'iniziativa Jasmin Mujanović su Balkan Insight, secondo cui Orbán sta investendo nella distruzione della Bosnia, quando l'Ue si è ormai disinteressata del Paese, e vive il paradosso di avere come commissario all'allargamento l'ungherese Oliver Várhelyi.
Morte di un oppositore a Roma È stato trovato senza vita, nel bagno turco di Roma in cui si era recato la mattina di Capodanno, il corpo del giornalista e attivista per i diritti civili Gergely Homonnay. Il decesso è stato causato da arresto cardiaco. La stampa italiana ha comunicato il rinvenimento tra i suoi effetti personali di sostanze stupefacenti, ma la sorella e i suoi conoscenti, compresi molti esponenti della comunità italo ungherese, concordano sullo stile di vita integerrimo di Homonnay, che negli anni scorsi aveva sconfitto un tumore. Si adombrano dunque sospetti su quella che è a tutti gli effetti la morte di un oppositore politico. Homonnay, 46enne, viveva a Roma da qualche anno dove continuava a graffiare il conservatorismo e l'omofobia del governo ungherese tramite la gattina Érzsebet, il suo alter ego social, che raccoglie oltre 81mila follower sull’account “Érzsi for President”. Ne hanno scritto il Corriere della sera e Repubblica.
Chiude la casa editrice fondata da Paul Lendvai Ha chiuso i battenti a fine 2021 la casa editrice viennese Nischen, fondata dieci anni fa da Paul Lendvai, eminente giornalista austriaco di origine magiara, e da sua moglie Zsóka, specializzata nella diffusione in tedesco di opere ungheresi. Tra gli autori pubblicati, mostri sacri della letteratura contemporanea come Péter Eszterházy, Lájos Parti Nagy, György Spiró, Krisztina Tóth. La chiusura è anche dovuta alla fine dei contributi da parte dello Stato ungherese. Il Frankfurter Allgemeine Zeitung la ricorda come un editore nato per combattere la follia e la malvagità di questi anni. È invece una bella realtà milanese la casa editrice Anfora, specializzata in letteratura dell'Europa centrale, la cui storia è raccontata da Marta Ghezzi sul cartaceo dell’edizione milanese del Corriere della sera del 7 gennaio.
Un anno d'oro per il cinema ungherese La ripresa del cinema mondiale nel 2021, dopo i contraccolpi dovuti alla pandemia, è passata anche da Budapest che si è confermata come una delle maggiori realtà europee per le grandi produzioni internazionali. Dopo ‘Blade Runner 2049’, Denis Villeneuve è tornato nella capitale ungherese per girare il suo ‘Dune’. Per le strade di Budapest si sono visti anche Nicolas Cage per ‘The Unbearable Weight of Massive Talent’, Cate Blanchett e Kevin Hart impegnati in ‘Borderlands’, Mel Gibson per ‘Continental’, il prequel di ‘John Wick’ e Bille August, regista di ‘Pelle alla conquista del mondo’, al lavoro ora sull'adattamento di un classico della letteratura mitteleuropea ‘L'impazienza nel cuore’ di Stefan Zweig. Ne parla Hungary Today.
Repubblica Ceca
Il quadro politico Il nuovo governo ceco a guida di Petr Fiala si è insediato ufficialmente il 17 dicembre. Il presidente Miloš Zeman ha dovuto cedere sul veto che aveva posto alla nomina di Jan Lipavský (Pirati) agli Esteri. La squadra dei ministri accontenta un po’ tutti i cinque partiti usciti vincitori dalle urne. Un terzo dei dicasteri va a Ods (Partito civico democratico), la formazione di Fiala. Su East Journal il quadro completo viene tracciato da Andreas Pieralli, che indica anche quale potrebbe essere la posizione dell’esecutivo in chiave europea.
Auguri contrastanti Durante il tradizionale messaggio natalizio alla nazione, il presidente Zeman non ha fatto mancare la sua vena polemica, sostenendo che la Repubblica Ceca dovrebbe ritirarsi dal Green Deal, responsabile a sua detta dell’aumento del prezzo dell’energia. Curioso anche il suggerimento per risolvere il problema del deficit del bilancio statale. Secondo il presidente bisognerebbe revocare tutte le esenzioni fiscali. Il suo intervento su Radio Praga.
Hanno invece seguito una linea più neutra gli auguri di fine anno del neo primo ministro Fiala, che tuttavia non ha nascosto come il 2022 riserverà sfide difficili da affrontare. Tra le principali il covid, il rialzo dei prezzi dell’energia e l’inflazione. Emerge però un’opportunità: quella offerta dal turno alla presidenza Ue, nel secondo semestre di quest’anno.
Presidenziali 2023, il nodo Babiš Il confronto a distanza tra Zeman e Fiala ha toccato, in altra sede, anche l’argomento delle elezioni presidenziali del 2023. In un’intervista rilasciata alla Cnn l’attuale presidente ha dichiarato che vedrebbe bene l’ex primo ministro Andrej Babiš come suo successore. Si è dichiarato inoltre stupito di come questi non abbia raccolto l’invito dello stesso Zeman a tentare di formare un governo all’indomani delle elezioni parlamentari dello scorso ottobre. Maggiori dettagli su Kafkadesk.
Il nodo delle prossime presidenziali è stato affrontato anche da Fiala su Prague Morning. Il profilo indicato dal premier, dovrebbe essere quello di una personalità che risulti espressione di differenti elettori e punti di vista, qualcuno che unisca la società, anziché agitarla con differenti opinioni. Un ritratto che diverge molto da quello di Babiš.
Aumento dei tassi e il prezzo dell’energia Per frenare l’aumento dell’inflazione, previsto per il 7% a gennaio, la Banca centrale ceca (Cnb) ha alzato il tasso di interesse di riferimento, portandolo al 3,75% dal precedente 2,75%. Una scelta necessaria, ha dichiarato il governatore della Cnb, Jiří Rusnok, secondo cui gli sviluppi recenti potrebbero portare l’aumento dei tassi oltre il 4%. La notizia da Agenzia Nova.
Oltre all’aumento dei prezzi dei beni consumo è fonte di preoccupazione anche l’aumento dei costi di elettricità e gas. Il governo ha però deciso di intervenire per mitigare l’importo delle bollette aumentando le indennità sugli alloggi e aiutando direttamente le famiglie più in difficoltà. Da Radio Praga.
Il ritorno dell’aviaria L’influenza aviaria torna a colpire l’Europa. Uno dei Paesi più colpiti in questo momento è la Repubblica Ceca, dove nell’ultimo anno sono stati registrati 48 focolai. L’ultimo in ordine di tempo, in una fattoria di LIbotenice, 45 km a nord di Praga. Oltre alle 100mila galline morte a causa dell’epidemia, si registra l'abbattimento di altri 80mila esemplari. Rainews, che riporta la notizia, indica che verrà distrutto oltre un milione di uova.
Buon compleanno lenti a contatto Nei giorni di Natale è ricorso il particolare anniversario di un’invenzione che ha avuto un forte impatto sulle vite di tutti noi: risalgono a 60 anni fa le prime lenti a contatto morbide. Si deve infatti allo scienziato moravo Otto Wichterle la creazione di questo strumento ottico così importante. Andrea Rapino racconta su East Journal la sua storia. Una particolarità? Per fabbricare i primi prototipi Wichterle si servì del gioco da costruzione Merkur, l’equivalente cecoslovacco del Meccano.
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Slovacchia
L'intesa con Washington divide il governo È stato presentato a metà dicembre, ma fa ancora molto discutere. Tanto che oggi si trova all'esame di una commissione interparlamentare ed è divenuto terreno di scontro politico e diplomatico. Stiamo parlando dell'Accordo di cooperazione sulla Difesa statunitense-slovacco. Qualora passasse lo scrutinio e venisse ratificato da ambo le parti, consentirebbe all'esercito americano di utilizzare gratuitamente alcune basi aeree slovacche per dieci anni e farebbe incassare circa 100 milioni di dollari a Bratislava.
L'intesa militare ed economica con Washington è stata voluta fortemente dal ministro degli Esteri, Ivan Korčok, e il 7 gennaio anche il premier Eduard Hoger si è detto a favore, ritenendola un deterrente all'espansionismo russo. Non basta, perché il Procuratore generale Maroš Žilinka ha sollevato 35 obiezioni al testo dell'accordo, che ora rischia di saltare qualora la maggioranza di governo non faccia fronte compatto nel sostenerlo. Ipotesi che oggi pare remota. Ne scrivono Euractiv e Slovak Spectator.
Plastica a buon rendere A partire dal 10 gennaio, la Slovacchia diverrà il primo Paese nell'Europa Centrale a dare un segnale concreto per ridurre lo spreco e incoraggiare il riciclo di plastica e lattine. Lo farà attivando un programma simile a quello già esistente per la raccolta e il riutilizzo del vetro. Prevede che su ogni bottiglia di plastica o lattina acquistati si paghi un'aggiunta di 15 centesimi di Euro. Verranno restituiti riportando il contenitore - una volta utilizzato e ancora integro - nei duemila centri di raccolta sinora presenti in centinaia di supermercati. Qualsiasi punto vendita con una superficie pari ad almeno 300 metri quadrati avrà l'obbligo di fornire questo servizio. Le bottiglie e le lattine che potranno essere restituite sono quelle a uso alimentare (con eccezione di quelle che contengono caffè, latte o superalcolici) con capacità fra 100 ml e tre litri. Saranno contrassegnate da una Z. Maggiori dettagli su Euractiv.
La compagnia di bandiera ammainata Sono tempi grami per le compagnie aeree di bandiera di tutto il mondo, messe in ginocchio dal caro carburante e dalle restrizioni ai viaggi portate dalla pandemia. In Europa centrale, tuttavia, la loro crisi è iniziata anni fa. In Polonia, fra proteste e licenziamenti, resiste la Lot, mentre la ceca Czech Airlines continua a operare una manciata di voli, ma ha dichiarato bancarotta nel marzo 2021. Il vettore nazionale ungherese Malev, invece, rimase a terra nel 2012 in un crollo mitigato dall'emergere sul mercato della compagnia aerea low cost Wizzair, con sede a Budapest.
E la Slovacchia? Nel 1995 anche Bratislava creò la sua Slovak Airlines che iniziò a volare solo tre anni dopo, con una flotta di piccoli Saab e di antiquati Tupolev. La compagnia slovacca, tuttavia, non decollò mai e cessò di esistere già nel 2007. Il suo breve e tempestoso tragitto nei cieli europei viene ricostruito da Simple Flying.
Alla scoperta della Galleria nazionale Si chiama Slovenská Národná Galéria (Sng), Galleria nazionale slovacca, e venne fondata come ente autonomo nel 1948. Oggi può contare su cinque sedi, la principale si trova nel palazzo Esterházy di Bratislava, in uno storico edificio affacciato sul Danubio. Grazie alla sua collezione di 70mila manufatti artistici che spaziano tra opere pittoriche, sculture e installazioni architettoniche, la Sng riesce a ricostruire la breve ma intensa storia recente di una nazione divenuta indipendente solo nel 1993. Caratteristiche che la rendono la maggiore istituzione museale del Paese nonché una delle più dinamiche, con un fitto calendario di mostre temporanee. L’intero complesso merita di essere visitato. Ne scrive Buongiorno Slovacchia.
Sfida all'Italia in Davis Sarà la Slovacchia a incrociare l'Italia nel turno preliminare della Coppa Davis 2022.La sfida si terrà il 4 e il 5 marzo nella Ntc Arena di Bratislava. La superficie prescelta, il veloce indoor, dovrebbe avvantaggiare la squadra azzurra, che si affida a due ottimi singolaristi quali i top ten del circuito Atp Matteo Berrettini e Jannik Sinner. Attenzione, però, a sottovalutare il team slovacco. Fra i nuovi talenti di un movimento in salute vi è il 24enne mancino Alex Molčan, attuale numero 88 del mondo, dopo alcuni exploit ottenuti nella stagione passata. Il secondo singolarista a disposizione del capitano Tibor Tóth dovrebbe essere Norbert Gombos, tennista dal rendimento molto regolare, più volte fra i primi 100 dell'Atp e oggi alla posizione 118 del ranking. Affidabile anche il doppio formato da Filip Polášek e Igor Zelenay, che promette di dare filo da torcere alla coppia italiana, ancora da decidere. Altri aneddoti sul sito di Federtennis.
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