Václav #62

29 novembre - 12 dicembre 2021

Nonostante sia passata l’attenzione dei media internazionali, la crisi umanitaria al confine tra Bielorussia e Polonia continua e si fa sempre più drammatica via via che le condizioni climatiche della regione peggiorano, rendendo le condizioni di vita delle persone intrappolate sempre più drastiche. Le preoccupazioni del governo polacco sul tema, tuttavia, sono indirizzate in un’altra direzione, quella del sostegno alle truppe stanziate sul confine, per le quali l’esecutivo di Varsavia ha contribuito a organizzare uno spettacolo musicale.

Da un governo all’altro, quello ungherese è alle prese con uno scandalo interno di corruzione che tuttavia non sembra in grado di disturbare le manovre di Viktor Orbán. A Praga, invece, il suo pari grado ceco vorrebbe poter dire lo stesso. Ma Petr Fiala, fresco di nomina, deve fare i conti con il protagonismo del presidente Zeman.

Oltre alla politica, in questo numero di Václav troverete il tristemente consueto bollettino pandemico. Gli sviluppi delle ultime due settimane evidenziano il ritardo complessivo dell’Europa centrale sulla campagna vaccinale, ma mostrando al contempo un percorso che sembra andare a due velocità.

In chiusura, la nostra Terza Pagina ricca in quest’edizione di architettura slovacca, riflessioni sul socialismo ungherese, rumoristi polacchi e giubbe della Grande Armée nelle campagne morave.

Buona lettura!

Punto covid

Epidemia a due velocità in Europa Centrale. In Polonia, a oggi, non sono stati ancora confermati casi della variante Omicron, ma pare essere solo questione di tempo. In generale, la situazione pandemica resta molto preoccupante: il 1° dicembre si sono registrati 29076 nuovi contagi quotidiani, mentre una settimana dopo le vittime giornaliere collegate al covid-19 sono state 591, una cifra che riporta ai dati della primavera scorsa. 

Il 7 dicembre il governo ha annunciato nuove misure per tentare di prevenire l'impennata dei contagi registrata nelle ultime settimane. Prevedono il ritorno delle lezioni a distanza per le scuole dell'obbligo, l'obbligo vaccinale per insegnanti e operatori sanitari (dal 1° marzo 2022), oltre alla riduzione della capienza per ristoranti, hotel, cinema, teatri, luoghi di culto e trasporti pubblici. Per la prima volta, inoltre, ai gestori di attività commerciali viene chiesto di verificare che i loro clienti siano vaccinati, anche se pochi sembrano volerlo o saperlo fare. Qui il riepilogo delle nuove misure, in vigore dal 15 dicembre.

Dati preoccupanti arrivano anche dalla Slovacchia dove la quarta ondata sembra aver raggiunto il picco, con 17538 nuovi contagi giornalieri registrati il 3 dicembre. Ancora in costante salita il numero dei morti, con un tasso di crescita che ricorda drammaticamente quello dello scorso inverno. La percentuale dei vaccinati risulta essere ancora una delle più basse d’Europa. Solo il 43% della popolazione ha ricevuto entrambe le dosi. Per incentivare le adesioni il governo ha deciso di premiare con un bonus di 300 euro le persone con più di 60 anni che decideranno di vaccinarsi. Lo scrive Bloomberg

A causa dell’elevata circolazione del virus, il Paese è in lockdown totale dal 25 novembre. Il periodo iniziale di 15 giorni è stato prorogato fino al 9 gennaio, ma in questa fase riguarderà solo le persone non vaccinate. Per chi è vaccinato o è guarito dal Covid riaprono invece negozi, alberghi, parrucchieri e chiese. Al contrario, le scuole adotteranno la didattica a distanza. Tutte le misure sullo Slovak Spectator. 

Sembrano invece dare segnali di rallentamento gli ultimi dati sull’epidemia nella Repubblica Ceca. I contagi registrati venerdì 10 novembre sono stati circa 12mila, un terzo in meno di quelli della settimana precedente e la cifra più bassa raggiunta da metà novembre, anche se vanno segnalati nuovi casi riscontrati di variante Omicron. Nel frattempo sale, seppur molto lentamente, la quota di vaccinati, arrivata al 62,9% della popolazione. Il punto via Radio Prague International. Restano valide le restrizioni legate allo stato d’emergenza proclamato 15 giorni fa e che resterà in vigore almeno fino a Natale.

Sempre dal servizio news della radio, arrivano notizie sulla proposta del ministro della salute uscente di rendere obbligatorie le vaccinazioni per le categorie a rischio e per i lavoratori di alcuni settori, come quello medico e della pubblica sicurezza.

Moderato ottimismo anche in Ungheria, dove rallenta il numero giornaliero di nuovi positivi, attualmente attorno ai 7mila contro gli oltre 12mila di una settimana fa. Inizia a diminuire il numero dei pazienti in terapia intensiva, ma resta sempre altissimo, oltre 200 al giorno, il numero di decessi. Resta il record per le terze dosi, somministrate ormai ad oltre 30% della popolazione.

Il ministero degli Interni sta pensando a rendere gratuiti i test Pcr dopo le polemiche per la distruzione di test per un valore di 5 miliardi di fiorini (oltre 13 milioni di euro) giunti a scadenza. A differenza di altri Paesi, in Ungheria non esistono restrizioni importanti legati al green pass e non c'è mai stata la corsa ai test. Grafici e analisi dell'andamento della pandemia sulle pagine in inglese di Portfolio.hu

Andamento dei contagi nei quattro Paesi di Visegrad a confronto. Fonte: Our world in data.


Polonia

Il diritto negato
Dall'ottobre 2020 la Polonia ha inasprito ulteriormente la propria legislazione sull'aborto, consentendo l'interruzione di gravidanza solo in caso di incesto, stupro o in presenza di rischi per la sopravvivenza della partoriente. Nonostante le proteste di piazza provocate da questa decisione nei mesi scorsi (ce ne eravamo occupati in questo podcast), la nuova legge è oggi in vigore e ha reso quasi impossibile ottenere un aborto presso un ospedale polacco. 

A novembre una donna polacca era morta per sepsi in seguito alla decisione dei medici di proseguire la sua gravidanza nonostante i rischi evidenziati dagli screening prenatali. In questi giorni, come riporta Notes from Poland, un’altra giovane si è vista rifiutare la richiesta di interrompere la gravidanza, pur in presenza di malformazioni letali nel feto. I medici hanno deciso di non procedere con l'aborto per paura di infrangere la legge, nonostante i rischi psicologici per la donna che sarà costretta a partorire un bambino morto alla nascita.

 

L’intervista a Marta Lempart
«Il governo polacco è razzista e omofobo, odia tutti». È questo il duro atto d’accusa di Marta Lempart, leader di Strajk Kobiet, il collettivo femminista in prima linea nella battaglia per la difesa dei diritti delle donne, della comunità Lgbt+ e delle minoranze. Lo ha pronunciato in una lunga intervista concessa a Lavialibera, nella quale, tra le altre cose, ha affermato che la Polonia, in materia di diritti, sta seguendo il percorso del Cremlino.

 

Morti lungo il confine
Sulla stampa internazionale se ne parla meno, ma la situazione al confine polacco-bielorusso resta critica, con migliaia di persone ancora bloccate su ambo i lati della frontiera. Le temperature sia diurne che notturne sono ora molto rigide e si moltiplicano le segnalazioni di migranti trovati privi di vita nelle foreste. Fra le vittime delle quali si è avuta notizia negli ultimi giorni, vi sono una donna curdo-irachena spirata in un ospedale polacco dopo avere perso il figlio che portava in grembo nelle foreste e un uomo con passaporto nigeriano

L'edizione inglese di Gazeta Wyborcza, invece, riporta la storia di Eileen, una bambina di quattro anni - sempre curdo irachena - smarrita nelle foreste lungo il confine dopo che i genitori sono stati ricacciati in Bielorussia dalle guardie di frontiera polacca. Una vicenda che fa capire quanto la pratica dei respingimenti forzati adottata dalla Polonia - sebbene siano vietati dalle normative europee - resti pratica comune e quali conseguenze possa avere. 

 

Il concertone per le truppe
Intanto la Polonia ha celebrato i soldati che stanno proteggendo i suoi confini dalla temuta 'guerra ibrida' di Lukashenko e quindi da poche migliaia di migranti infreddoliti e disarmati. Lo ha fatto in un modo che ha ricordato gli anni della Seconda Guerra Mondiale, quando le truppe Alleate e quelle dell'Asse erano allietate da performance canore di celebrità inviate al fronte per distrarle. Ecco dunque che il 4 dicembre nella base aerea di Mińsk Mazowiecki, 40 chilometri a est di Varsavia, si è svolto un concerto per mostrare la vicinanza della nazione alle proprie forze armate dislocate lungo il confine bielorusso. L'evento è stato trasmesso in diretta dall'emittente pubblica Tvp ed è avvenuto in un'atmosfera surreale. Mentre sul palco si esibivano dive locali, oltre a ospiti internazionali one hit wonder quali Lou Bega e Las Ketchup, le telecamere indugiavano su centinaia di soldati in mimetica e mascherina in platea. Alle loro spalle, ben visibili, caccia ed elicotteri da combattimento, mentre sullo schermo scorrevano sms d'incoraggiamento ai militari. Di questa singolare serata aveva parlato Notes from Poland.

 

Il raduno dei sovranisti
Come avevamo scritto in apertura dell'ultima Magda, il 4 dicembre si è tenuto a Varsavia un vertice dei leader di 14 partiti della destra sovranista europea. Fra di essi i padroni di casa di Diritto e Giustizia (PiS), il Rassemblement National di Marine Le Pen, e i neofranchisti spagnoli di Vox. Assente, invece, la Lega. L'obiettivo dei colloqui pareva quello di creare un nuovo gruppo presso il parlamento europeo, nel quale entrerebbe anche Fidesz del premier ungherese Viktor Orbán, i cui deputati sono stati allontanati dal Partito popolare europeo. Alla fine degli incontri, tuttavia, non si è raggiunto alcun accordo in tal senso, mentre è stato pubblicato un comunicato congiunto per "fermare l'ingegneria sociale mirata a creare una nuova nazione europea". Il resoconto di Notes from Poland.

Lewandowski resta a secco
Anche quest'anno il Pallone d'oro assegnato dal settimanale sportivo France Football ha preso la strada dell'Argentina, arricchendo la bacheca della stella del Paris Saint Germain, Leo Messi. Beffato Robert Lewandowski, prolifico attaccante della nazionale polacca e del Bayern Monaco, che a detta di numerosi addetti ai lavori avrebbe meritato il riconoscimento 2021 e già l'anno passato era fra i candidati principali al prestigioso premio, non assegnato a causa della pandemia. Deluso, al di là delle frasi di circostanza, il diretto interessato, ricompensato dalla giuria francese con l'assegnazione di un alloro ex novo che pare creato apposta per lui quello di 'Attaccante dell'anno'. Da quando il Pallone d'Oro è stato istituito, nessun calciatore polacco se lo è mai aggiudicato. In 65 edizioni lo hanno vinto, invece, i cechi Josef Masopust (1962) e Pavel Nedvěd (2003), oltre all'ungherese Flórián Albert, nel 1967. Ne scrive Kafkadesk.

Un momento del concerto a sostegno delle truppe voluto dal governo e promosso dalla tv di Stato. Frame da Tvp.


Repubblica Ceca

Habemus governo
Come anticipato sette giorni fa sulla nostra newsletter Magda, Petr Fiala ha finalmente ricevuto il mandato di formare il governo che sarà in carica per i prossimi anni nella Repubblica Ceca. Fiala è uscito vincitore alle elezioni politiche di ottobre, che hanno visto l’inaspettato flop del premier uscente Andrej Babiš, ma ha dovuto aspettare a lungo la nomina ufficiale a causa dei problemi di salute del presidente della Repubblica Miloš Zeman che alla fine lo ha ricevuto da dentro una cabina sterile in quanto ancora positivo al covid-19.
Su East Journal, Andreas Pieralli fa un quadro di quello che potremo aspettarci dai primi giorni del governo, tra le ambizioni presidenziali dell’ex premier Babiš e uno zelo fuori dal comune di Zeman nel vagliare la squadra di governo.

Veto agli Esteri
Lo zelo di Zeman si è effettivamente manifestato nei giorni scorsi quando ha rimandato al mittente la nomina del nuovo ministro degli Esteri indicato da Fiala. Jan Lipavský, l’uomo scelto per il dicastero degli Affari esteri, è risultato troppo poco competente agli occhi di Zeman che ha criticato il voto modesto con cui Lipavský ha conseguito la sua laurea triennale in relazioni internazionali. Il gesto di Zeman, uno strappo alla procedura che molti esperti hanno tacciato di incostituzionalità, secondo il Guardian ha un chiaro intento politico e dimostra la volontà di Zeman di non perdere influenza sulla geopolitica ceca che Lipavský vorrebbe riportare sui binari occidentali contro le simpatie russe e cinesi di Zeman stesso. Il neo-premier Fiala, come riporta Radio Prague, si dichiara pronto a rivolgersi alla Corte costituzionale.

Fratelli d’arme
Il governo uscente di Babiš, intanto, ha annunciato l’invio di 150 soldati cechi in Polonia a supporto delle truppe di Varsavia nel pattugliamento del confine con la Bielorussia dove da settimane stazionano gruppi di migranti e profughi arrivati a Minsk e respinti dalle autorità di frontiera polacche. Il ministro degli Esteri uscente, Jakub Kulhanek, ha dichiarato che la mossa ha l’intenzione di difendere non solo i confini polacchi, ma quelli di tutta l’area Schengen. I militari cechi si uniranno al contingente internazionale che vede già truppe estoni e britanniche stanziate sul territorio. Come riportato da Kafkadesk, l’operazione avrebbe l’appoggio della nuova maggioranza parlamentare uscita dalle elezioni di ottobre.


Ungheria

Scandalo corruzione al ministero di Grazia e giustizia Si è dimesso dalla carica di sottosegretario alla giustizia Pál Völner, esponente di Fidesz, sotto il peso di pesanti accuse di corruzione. L'ex sottosegretario è accusato di aver ricevuto, su base continuativa, cifre tra i 2 e i 5 milioni di fiorini (tra i 5 e i 10 mila euro) dal presidente della Camera degli Uffici Giudiziari. Sia deputati di opposizione, che persone influenti dei ranghi di Fidesz, chiedono ora per Völner anche la perdita del seggio parlamentare. Se ne parla su Euronews. Entro la fine dell'anno, inoltre, la Corte di giustizia europea si esprimerà sulla correttezza del legame tra rispetto dello stato di diritto ed elargizione dei fondi europei. Sul Guardian uno degli avvocati generali della corte ne ha anticipato il parere favorevole.

 

Prima lo Stato, poi l’Unione La Corte costituzionale ungherese ha stabilito venerdì 10 dicembre la priorità della Legge fondamentale ungherese sul procedimento della Corte di giustizia europea che chiedeva una revisione delle politiche del governo sul diritto di asilo. Il pronunciamento segue un’analoga decisione della Corte costituzionale polacca che ha valutato non compatibili con il diritto nazionale alcune norme dell'Unione. In particolare, nodo del contendere nel caso ungherese è il comma 4 dell'articolo XIV della Legge fondamentale che stabilisce che il diritto di asilo venga concesso in mancanza del rispetto dei diritti civili non solo nel Paese di origine, ma anche in quello del Paese da cui entra in Ungheria il richiedente asilo. Qui l'articolo di Deutsche Welle.

 

Orbán sul dopo Merkel
L'Ungheria è da sempre legata a doppio filo, politicamente ed economicamente, alla Germania. È dunque un momento di svolta importante l'uscita di scena di Angela Merkel, che è stata la controparte di Orbán negli ultimi 12 anni e che ha garantito sempre il dialogo, seppur spesso conflittuale, tra le istituzioni europee e l'Ungheria. Nel suo blog governativo Samizdat, ripreso e analizzato da Politico, Orbán afferma che ci vorranno ora sforzi sovrumani per riprendere la cooperazione tra i vari governi nazionali dell'Ue e che la nuova coalizione semaforo appena insediatasi in Germania, che definisce pro immigrazione, pro gender e federalista, porterà ad un'Europa post-cristiana e post-nazionale. La continuità nelle relazioni tra i due Paesi sarà data però dagli ingenti investimenti tedeschi nel tessuto industriale magiaro.

 

Il lago di Fertő è in pericolo 
È scontro tra Ungheria e Austria per il permesso di costruzione per strutture turistiche sulla sponda ungherese del lago di Fertő, Neusield in tedesco, il bacino endoreico più grande dell'Europa centrale al confine fra Austria e Ungheria. Il lago è incluso dal 2001 nelle liste del patrimonio mondiale dell'umanità dall'Unesco ed è noto per essere un'importante tappa delle rotte degli uccelli migratori. Dopo gli articoli del giornale di inchiesta Átlátszó e la visita del parlamentare di opposizione Olivio Kocsis-Cake, sono ora gli ambientalisti austriaci, come riporta Kurier, a chiedere all'Unesco di agire contro  il programma edilizio, voluto dal governo ungherese, che minaccia l'intero ecosistema del parco. 

 

Katalin Karikó a Milano
Ha ricevuto la laurea honoris causa all'università Humanitas di Milano Katalin Karikó, la ricercatrice ungherese che ha sviluppato le tecniche dei vacchini Rna messaggero, pur nell'indifferenza iniziale del mondo accademico. Nell'intervista al Corriere della Sera la scienziata difende i "suoi" vaccini affermando che, grazie all’immunità cellulare, sono un valido baluardo contro il covid, anche se col passare dei mesi cala la protezione dall’infezione, e prega di non incolpare i novax, bensì l'ignoranza scientifica che li ha generati.


Slovacchia

Čaputová ai V4, un appello all’unità 
I capi di Stato dei quattro paesi Visegrád si sono riuniti a Budapest - con l’eccezione del presidente ceco Miloš Zeman collegato online -  per discutere del futuro, delle priorità e dei valori che li accomunano. Si è trattato di un vertice di particolare importanza, nel trentennale dell’istituzione del gruppo, in un momento storico e politico complesso. La presidente slovacca Zuzana Čaputovà ha fatto appello all’unità e alla cooperazione, ma solo all’interno dell’Unione europea, le cui basi e le strutture legali devono essere rafforzate, e non indebolite. Ne scrive Buongiorno Slovacchia.

Missione a Taiwan
Una delegazione di 43 diplomatici guidata dal segretario di Stato all’economia Karol Galek, si è recata in visita ufficiale a Taiwan. Come riporta Taipei Times l’obiettivo è quello di rafforzare i legami commerciali e culturali. A ottobre era stata una delegazione di Taipei a recarsi a Bratislava. La Slovacchia si allinea dunque alla linea già adottata da Repubblica Ceca, Estonia e Lituania, che da qualche anno hanno intensificato i rapporti con Taiwan, provocando l’irritazione della Cina, che rivendica la propria sovranità sull’isola e vede come fumo negli occhi qualsiasi sorta di riconoscimento internazionale. Dei rapporti sempre più difficili tra questa parte d’Europa e Pechino si occupa Emerging Europe

La mano tesa della Russia
Il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che Mosca è pronta a riprendere una profittevole e costruttiva cooperazione con la Slovacchia, se questa è interessata a farlo. In un virgolettato riportato dall’agenzia Tass, Putin afferma di voler sviluppare rapporti di buon vicinato e di rispetto reciproco, tenendo presente la vicinanza culturale e spirituale tra i due popoli e la storia condivisa della lotta contro il nazismo. 

 

Le conseguenze del riscaldamento globale
Periodi di siccità, eventi climatici estremi, diminuzione delle riserve idriche. Sono queste le conseguenze dell’innalzamento delle temperature in Slovacchia. A oggi superiori di 1,5 gradi Celsius rispetto alla media del secolo scorso, ma il trend è in aumento e potrebbe arrivare a 2 gradi entro il 2050. Secondo il climatologo Pavel Matejovič, tra 30 anni le condizioni climatiche potrebbero avvicinarsi a quelle attuali dell’Italia settentrionale, mentre a fine secolo potrebbero diventare addirittura come il sud della Turchia. L’esperto afferma però che i danni si possono limitare, investendo nella costruzione di nuovi bacini, laghi, stagni, paludi e polder nelle aree fluviali. L’articolo su Buongiorno Slovacchia


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Terza pagina

Gemme sonore della Polonia socialista
Si chiamava Sepr (Studio Eksperymentalne Polskiego Radia) e nel 1957 fu uno dei primi studi di registrazione sperimentali creato nei Paesi oltre l'ex Cortina di Ferro. Per anni venne utilizzato per registrare musiche ed effetti sonori innovativi non riproducibili altrove a beneficio di dischi, film, programmi radiofonici e televisivi. Il Sepr si trovava a Varsavia e per anni vi lavorarono anche due celebri compositori polacchi dell'epoca, Krzysztof Penderecki ed Eugeniusz Rudnik, coadiuvati dai musicisti dalle orchestre sinfoniche regionali della radio di Stato. Da anni centinaia di nastri prodotti dal Sepr sono conservati negli archivi della radio pubblica polacca e oggi è possibile ascoltarne e scaricarne una selezione sul sito sepr.online per utilizzarne campionamenti nella produzione di pezzi propri da condividere in seguito. Intanto alcune etichette discografiche hanno donato nuova vita a storiche registrazioni di brani realizzate nel Sepr, permettendo di riscoprire eccellenti composizioni funky e semi-dimenticate interpreti anni '70 quali Renata Lewandowska, definita "l'Aretha Franklin polacca". Si può ascoltarla, e leggere di entrambi i progetti, sul Calvert Journal.

 

A 40 anni dalla legge marziale 
Domenica 13 dicembre 1981, a partire dalle sei di mattina, il primo canale della televisione pubblica polacca Tvp mandò in onda in loop per alcune ore un messaggio letto da un uomo in divisa molto stempiato e occhialuto. Era il generale Wojciech Jaruzelski e annunciava ai propri connazionali la presa del potere da parte di un Consiglio militare di salvezza nazionale (Wron) e l'avvio nel Paese della legge marziale. Venne istituita per scongiurare una presunta invasione sovietica e durò sino al 22 luglio 1983, soffocando l'opposizione di Solidarność e isolando la Polonia dal mondo esterno. Quarant'anni dopo una serie di approfondimenti di Culture.pl ricostruisce nel dettaglio vari aspetti di quel difficile periodo. 

Mughini e la sua Ungheria
Nel 2017 e 2018 il governo Orbán ha rimosso dalle piazze di Budapest le statue di Imre Nagy, il primo ministro durante la rivoluzione del ‘56, e del filosofo György Lukács rei di essere stati iniziali sostenitori del potere socialista. Prende spunto da questa cancel culture ungherese la riflessione di Giampiero Mughini su  Il Foglio in cui ripercorre il suo lungo personale rapporto con la storia e la cultura ungherese, vista come chiave interpretativa delle speranze e disinganni di una generazione di intellettuali, contrappuntata dai lavori di Lukács: dal marxista "La distruzione della ragione" all'appello alle riforme letto nel giugno del ‘56 presso l'Accademia politica del partito comunista ungherese e subito pubblicato da Feltrinelli nel 1957 dal titolo “La lotta fra progresso e reazione nella cultura d’oggi”. 

Pilinszky 100
È visitabile fino al 2 gennaio a Budapest la mostra temporanea che il Museo letterario ungherese Petőfi, dedica a János Pilinszky, uno dei poeti più amati del secondo Novecento ungherese, a cento anni dalla nascita. Anderground rivista ci presenta un breve ritratto dell'artista insieme ad alcune sue liriche, con traduzione a fronte di Richárd Janczer. Cattolico, ma segnato da una visione disperante sulla condizione umana che mai piacque al regime socialista, Pilinszky colpisce al cuore con uno stile scarno e duro che forza "al loro limite semantico lessemi di uso comune". 

La trasformazione di Bratislava
Bratislava è una città di forti contrasti architettonici. Nello spazio di pochi metri si possono incontrare palazzi di epoca asburgica, panelki di epoca comunista, e grattacieli di vetro espressione del turbocapitalismo più recente. Quest’accozzaglia di stili, causata da una mancanza di pianificazione durata decenni, è stata accompagnata da un depauperamento dello spazio urbano nella capitale slovacca. Ora però la situazione sta cambiando, grazie al lavoro di collettivi e associazioni di attivisti impegnati a dare vita a un importante piano di rigenerazione, che sta restituendo alla popolazione spazi ed edifici che fino a poco tempo fa erano in stato di abbandono. Il Calvert Journal dedica a questa trasformazione un lungo approfondimento. 

Ad Austerlitz vince la pandemia
Il 2 dicembre del 1805, la Grande Armée francese guidata da Napoleone sbaragliò le truppe russe e austriache in una battaglia campale che portò all’estinzione del Sacro Romano Impero un millennio dopo l’incoronazione di Carlo Magno a Roma. Quella battaglia, nota al mondo come battaglia di Austerlitz, si combatté poco lontana da Brno nella Moravia un tempo asburgica e oggi ceca. Appassionati di storia e amanti dei soldatini fuori tempo massimo si ritrovano ogni dicembre, a partire dagli anni ’90, in quella che oggi si chiama Slavkov u Brna per una rievocazione in costume del celebre scontro. Quest’anno però, per la seconda volta di fila, il raduno degli austerlitziani è stato cancellato a causa delle restrizioni dovute all’epidemia. La macchina organizzativa, riporta Euronews, si era mossa seguendo le restrizioni e le indicazioni governative, ma di fronte al nuovo stato di emergenza non ha potuto fare altro che annullare l’evento. Quello che non è riuscito al kaiser e allo zar è riuscito al virus. La pandemia ha fermato Napoleone ad Austerlitz.

 

Una foto della rievocazione della battaglia di Austerlitz del 2019, l’ultima edizione finora tenutasi. Foto di: https://www.flickr.com/photos/theadventurouseye/ via Flickr.


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