Václav #64
9 - 23 gennaio 2022
La 64esima edizione di Václav si apre ancora con il punto covid. È un gennaio 2022 in cui anche i Paesi dell'Europa centrale combattono contro la risalita della curva pandemica causata dall'arrivo nella regione della variante omicron, ormai maggioritaria, e che sta avendo ripercussioni anche nella vita politica dei singoli stati, con le fibrillazioni nella maggioranza di governo slovacca o le dimissioni del Consiglio dei medici in Polonia.
In Ungheria, il premier Viktor Orbán invece gioca d'anticipo e fa indire già per il 3 aprile le elezioni politiche. Ci potrebbero essere anche gli osservatori dell'Osce, invocati da una lettera di 62 deputati del Parlamento europeo. Le recenti elezioni ceche invece, sembrano aver incrinato la compattezza del blocco di Visegrád , con Praga che si allinea sempre più con Bruxelles (Bratislava era già stata richiamata all'ordine) mentre l'Ungheria esprime solidarietà al leader kazako rompendo, ancora una volta, l'unità negli affari esteri dei 27.
È ancora un gennaio in cui l'Europa centrale che si trova a dover far fronte all'inarrestabile corsa dei prezzi di energia e generi alimentari, che, come scrive Politico in una ricca panoramica complessiva, sebbene nella regione siano più bassi rispetto alla media europea, ha un'incidenza molto maggiore sul budget delle famiglie. Se Polonia e Repubblica Ceca cercano di contenere l'inflazione abbassando l'Iva sugli alimenti, l'Ungheria ha deciso per un populista blocco dei prezzi alle cifre di ottobre.
Nello sport, in attesa della ripresa dei campionati di calcio ancora sospesi nella doverosa pausa invernale, e delle imminenti Olimpiadi in genere non avare di soddisfazioni per i paesi dell'area, Ungheria e Slovacchia stanno ospitando congiuntamente la 15esima edizione degli europei di pallamano maschile. Il trofeo si assegna nello sfavillante nuovo Mvm dome di Budapest domenica 30, sempre che si arrivi al termine del torneo, dopo che già un centinaio di giocatori è risultato positivo al covid, con pioggia di accuse sugli organizzatori.
Questo e tanto altro qui di seguito.
Buona lettura!
Punto Covid
L’ondata di omicron sta prendendo sempre più piede in Polonia dove i nuovi contagi sono in esponenziale aumento. Il 22 gennaio sono stati registrati più di 40mila casi, il record da inizio pandemia, ma i numeri sono destinati a crescere. Secondo il ministro della Salute, Adam Niedzielski, si potrebbe arrivare a 140mila casi al giorno. Va tuttavia sottolineato che la Polonia è uno dei Paesi d’Europa in cui si eseguono meno test. Per incrementare questa capacità, il ministero ha decretato che dal 27 gennaio i tamponi potranno essere effettuati gratuitamente anche nelle farmacie. Cambiano le regole anche per la quarantena per i positivi, che passerà da dieci a sette giorni. Tutte le novità annunciate dal premier Mateusz Morawiecki sul sito in inglese della Radio polacca.
Nuova impennata dei contagi in Ungheria, con i positivi, più che raddoppiati nell'arco di una settimana, arrivati a 16mila i casi giornalieri. La variante omicron è ormai prevalente all'87%. Ne parla Euractive. L'Ungheria sarà il primo Paese dell'Ue a procedere con la quarta dose di vaccino a tutta la popolazione, contravvenendo alle indicazioni dell'Ema, che lo consiglia solo per i fragili. Il secondo booster potrà essere prenotato da chiunque ne farà richiesta, ad almeno 4 mesi dal primo. Si procede alla quarta dose, anche se il Paese ha un tasso di vaccinazione relativa alle seconde dosi inferiore alla media Ue (62% contro il 70%) ed è fermo al 34%, per quel che riguarda le terze, ricorda il Corriere della sera, ma deve far fronte alla efficacia relativa dei 5 milioni di dosi di vaccino cinese Sinopharm, finora utilizzati. Cambiamento in vista inoltre per i certificati di immunità ungheresi, sorta di Green pass nazionali, consegnati da metà febbraio già a 5 giorni dalla prima dose. Come scrive Portfolio saranno rinominati Certificati di vaccinazione e resteranno validi, a tempo indeterminato, solo per chi ha ricevuto anche il booster.
Il picco dei contagi dell'ennesima ondata del coronavirus sta per essere raggiunto nella Repubblica Ceca. In netta prevalenza la variante omicron, che ormai riguarda l'80% dei nuovi casi registrati. Il 19 gennaio si sono contati 28564 nuovi contagiati, il secondo dato più alto mai rilevato nel Paese dall'inizio della pandemia. Le autorità sanitarie del Paese stimano tuttavia che il numero record di tamponi positivi quotidiani si avrà a fine gennaio, ipotizzando 50mila nuovi contagiati al giorno. Sinora resta relativamente contenuto il numero dei decessi quotidiani, mentre il sistema sanitario non si trova in una situazione di emergenza. Intanto, da lunedì 17 gennaio, i datori di lavoro cechi sono obbligati a testare due volte alla settimana tutti i propri dipendenti, compresi quelli vaccinati. E proprio la somministrazione dei vari sieri autorizzati dall'Ema resta bassa nel Paese, con il 63% dei cechi che ne ha già ricevuto tre dosi.
In Slovacchia, nonostante le robuste restrizioni appena varate dal governo (tra cui l’obbligo di Ffp2 anche all’esterno in caso non sia possibile mantenere la distanza minima dalle altre persone e l’accesso limitato ai vaccinati con terza dose a determinati luoghi ed eventi), l’avanzata della variante omicron sembra ormai un dato di fatto. Mercoledì 19 gennaio, i positivi segnalati da tamponi molecolari sono stati il 34% dei test effettuati mentre un altro 2,7% di casi positivi è emerso dai test antigenici (circa 26mila) svolti. La media dei decessi si mantiene su circa 50 segnalazioni al giorno (su una popolazione di circa 5 milioni e mezzo di abitanti). Su Buongiorno Slovacchia un report dettagliato dei dati, aggiornati al 19 gennaio.
Polonia
Covid, un bilancio tragico
Il bilancio dei decessi dovuti al coronavirus ha superato la simbolica quanto triste soglia dei 100mila morti. Un quarto di questi si sono verificati durante l’ultima ondata autunnale. La pandemia ha avuto un impatto decisivo anche sull’eccesso di mortalità. Nel 2021 in Polonia sono morte 519.872 persone, il 7% in più rispetto al 2020, e il 29% in più rispetto alla media 2015-2019. Lo riporta Notes from Poland. Le ragioni di una mortalità così elevata sono tante. Oltre al basso tasso di vaccinazione (solo il 56% della popolazione), e all’assenza di misure di sicurezza significative, Euronews sottolinea come il sistema sanitario polacco sia particolarmente indebolito da anni di tagli, e dalla massiccia emigrazione dei medici all’estero. La Polonia è il Paese dell’Unione europea con il numero più basso di dottori attivi in rapporto alla popolazione: solo 2,4 ogni 1000 abitanti.
Le dimissioni del Consiglio dei medici
Si sono dimessi in blocco 13 dei 17 dottori che costituivano il Consiglio medico, chiamato a consigliare il governo sulle strategie da adottare per fronteggiare l’epidemia di covid-19. Un gesto di protesta, messo in atto proprio perché il governo avrebbe disatteso i loro suggerimenti sulla necessità di imporre restrizioni più rigorose e di rendere obbligatoria la vaccinazione per alcune categorie di persone. All’esecutivo viene rimproverato il fatto di aver lasciato che prendessero sempre più voce le posizioni di chi è scettico verso i vaccini o nega la pandemia. Da Euronews.
Fusioni energetiche
Il colosso petrolifero Pkn Orlen ha raggiunto un accordo con l’araba Saudi Aramco per la cessione del 30% delle azioni di Lotos, altra compagnia petrolifera polacca con cui Orlen sta perfezionando la fusione. L’operazione di vendita era necessaria a ottemperare una condizione posta dalla Commissione europea per dare il via libera alla fusione. Secondo Startmag, con la sua entrata in scena in Polonia, la società saudita entrerà in competizione con la Russia nel mercato energetico dell’Europa orientale. Allo stesso tempo va però registrato che Lotos ha ceduto alla multinazionale ungherese Mol 417 stazioni di benzina. Come parziale contropartita Lotos entrerà nel mercato slovacco e ungherese. Questa operazione è stata criticata in Polonia da una parte dell’opposizione a causa dei numerosi interessi che convergono tra Mol e la Russia. Da Notes from Poland.
Una legge contestata
È passata al Sejm, la camera bassa del parlamento polacco, la cosiddetta “Lex Czarnek”, che prende il nome dal suo ideatore, il ministro dell’Istruzione Przemysław Czarnek. Si tratta di uno dei disegni di legge più discussi degli ultimi mesi: prevede maggiori poteri alla figura del provveditore agli studi (kurator). Compito del kurator sarà quello di esaminare i programmi scolastici presentati dai presidi dei singoli istituti, in particolare dovranno approvare le attività extra-curriculari. Nel mirino quelle che vedono coinvolte le ong impegnate a promuovere il rispetto dei diritti delle persone Lgbt+. Secondo Czarnek i provveditori dovrebbero avere il diritto di bloccare quei programmi che minacciano la moralità dei bambini. Ora la parola spetterà al Senato. Ne scrive il Guardian.
Camera di disciplina, la lettera alla Commissione
La Polonia aveva tempo fino alla mezzanotte tra l’11 e il 12 gennaio per rispondere alla Commissione europea sulla questione della Camera di disciplina della corte suprema. La Corte di giustizia Ue ne ha ordinato da tempo la cessazione dell’attività, ma nonostante le rassicurazioni del governo polacco, questa continua a funzionare per i procedimenti già aperti. La lettera di Varsavia è arrivata all’ultimo giorno disponibile e ora sarà valutata dalla Commissione. Se non ci saranno evidenze sull’applicazione della sentenza, verrà comminata una sanzione di un milione di euro al giorno da scalare dai fondi di coesione Ue. La notizia sull’Ansa.
Scudo anti inflazione
Il governo ha presentato una serie di iniziative volte a frenare l’inflazione, che a dicembre ha toccato un aumento dell’8,6% su base annua. È stato disposto l’azzeramento dell’Iva sui prodotti alimentari che avevano l’imposta al 5%, come carne, pesce, verdura. Iva a zero anche sul gas, il cui prezzo a inizio anno è salito del 54%, e sui fertilizzanti. Sul carburante scenderà invece dal 23 all’8%. Tutte le misure su Notes from Poland.
Ungheria
Al voto il 3 aprile
È stata fissata dal presidente della Repubblica uscente, János Áder, per il 3 aprile la data delle elezioni politiche. La notizia su Bloomberg. Gli ungheresi saranno chiamati ad eleggere 199 rappresentanti al Parlamento nazionale, con un sistema misto che vedrà 106 deputati eletti tramite voto maggioritario a turno unico in collegi uninominali e 93 su base proporzionale tramite voto di lista. La campagna elettorale partirà ufficialmente 50 giorni prima delle elezioni, il 12 febbraio prossimo. Sarà un election day: si voterà nello stesso giorno anche per i quattro referendum proposti dal governo per la protezione dei minori dalla cosiddetta ‘propaganda gay’. Orbán rompe gli indugi e, contrariamente alle previsioni, che indicavano fine aprile o inizio maggio per sfruttare l'ottimismo per l'uscita dalla fase acuta della pandemia, decide di puntare sul tradizionale traino della festa nazionale del 15 marzo e di concedere meno tempo per organizzarsi a un’opposizione democratica che sta faticosamente cercando l'accordo tra sei partiti e allestendo una macchina elettorale attorno al nome nuovo Péter Márki-Zay.
Osservatori Osce alle elezioni?
62 deputati del parlamento europeo di 5 gruppi e 19 diversi paesi, tra cui l'ex commissaria Danuta Hübner, hanno scritto una lettera aperta a Matteo Mecacci, direttore dell'Odihr, l'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell'Osce, in cui chiedono l'invio di osservatori internazionali per monitorare lo svolgimento delle elezioni ungheresi. Ne scrivono tra gli altri Guardian e Politico.
La richiesta, che fa sue le preoccupazioni di Ong locali, è motivata dalla limitata fiducia tra i responsabili dell'apparato elettorale e dalla recente legge che, allentando i requisiti per i documenti di domicilio, permetterebbe di spostare ad hoc elettori nei collegi in bilico. Una missione ridotta dell'Osce era già presente alle elezioni precedenti del 2018 in cui aveva espresso riserve sulla retorica "ostile e xenofoba di una campagna che aveva spazio limitato per un reale dibattito e per una televisione pubblica che favoriva chiaramente la coalizione di governo”. La risposta del governo arriva direttamente dalla penna del sottosegretario Zoltán Kovács che su Euronews critica le Ong "finanziate da Bruxelles e Soros" che attaccano il governo per non aver consentito l'ingresso di immigrati e non contribuire alla propaganda Lgbt+ negli asili e nelle scuole.
Stop ai prezzi degli alimenti di base
L'Ungheria blocca per legge i prezzi di sei prodotti alimentari di prima necessità (zucchero, farina, olio di girasole, cane di maiale, petto di pollo, latte intero), che saranno riportati a quelli registrati il 15 ottobre scorso. Il provvedimento segue il tetto posto al prezzo della benzina e gli aiuti governativi contro il caro bollette. La notizia su Borsa Italiana.
La solidarietà di Orbán a Tokayev
Il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha espresso la sua solidarietà al presidente del Kazakistan, Kassym-Jomart Tokayev, per quella che il ministro degli Esteri, Péter Szijjarto ha definito "il tentativo di rovesciare l'ordine costituzionale del Paese", sposando la tesi ufficiale del governo kazako in pieno contrasto con la dura presa di posizione del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.
È l'ultimo esempio di quella che Le Monde chiama la contro-diplomazia ungherese nel cuore dell'Europa, culminata negli ultimi mesi con il progetto del campus dell'Università cinese Fudan e l'autorizzazione dei vaccini orientali Sputnik e Sinopharm. Il 30 dicembre 2021 Szijjártó è stato insignito a Mosca dell'Ordine dell'amicizia. Sempre a Mosca si recherà in visita ufficiale all'inizio di febbraio Orbán, mentre si fanno sempre più tesi i rapporti russo-occidentali intorno all'Ucraina. In seguito il premier ungherese ospiterà a Budapest il presidente del Brasile Bolsonaro, come riporta O Globo.
Europei pallamano e covid
Più di cento giocatori hanno contratto finora il covid nel corso degli Europei di pallamano maschile 2022 ospitati congiuntamente da Ungheria e Slovacchia. Se la squadra più colpita è la Germania, che gioca a Bratislava e ha visto ben 12 giocatori della rosa dei 25 positivi, le maggiori critiche riguardano l'Ungheria che non ha alcuna limitazione al numero di spettatori negli impianti, (compreso il nuovo Mvm Dome da 20mila posti) e senza controlli rigorosi per green pass e mascherine. Si insiste per la conclusione regolare del torneo, che "sembra sempre più simile a una partita di poker con l'epidemia", scrive il Neue Zurcher Zeitung. Polemiche anche da parte della Francia, campionessa olimpica in carica, per il rispetto delle norme sanitarie nel loro hotel di Szeged, riporta Le Figaro. La Francia aveva criticato anche la sede del ritiro di Budapest nel corso degli Europei di calcio dell’estate scorsa.
L'architettura contemporanea e la musica
A quasi venti anni dal Palazzo delle arti e dal palazzo Ing, l'architettura contemporanea torna a far capolino a Budapest con una nuova grande opera, già in cima alla lista degli edifici più attesi del 2022 secondo il Guardian. È la Casa della musica ungherese, il primo dei tre nuovi grandi musei in costruzione nella zona del Városliget. Il progetto, firmato dall’archistar giapponese Sou Fujimoto, qui nelle foto di Archdaily, colpisce all’ingresso per il tetto dorato di 34mila tessere che ripropongono il soffitto di foglie d’alloro dell'Accademia di musica Ferenc Liszt. La continuità col parco circostante è data dai pozzi di luce che si aprono dall'alto, in cui continua il ritmo degli alberi. Gli interni sono invece un susseguirsi di linee immacolate e flessuose, che si richiamano alle onde musicali. L'inaugurazione è avvenuta il 23 gennaio, il programma del mese su Economia.hu.
Repubblica Ceca
Vicini a Bruxelles, lontani da Visegrád
Il governo di coalizione guidato da Petr Fiala si è insediato da poche settimane, ma già si iniziano a intravedere alcune caratteristiche che lo differenziano dal precedente esecutivo Babiš. Una su tutte, il riavvicinamento all'Unione europea e la contemporanea scarsa propensione a dialogare in separata sede con i due Paesi guida del gruppo Visegrád, Polonia e Ungheria. Una tendenza simile a quella evidenziata dalla vicina Slovacchia, anch'essa tornata in rapporti cordiali con Bruxelles. Di certo, la linea di rottura con le istituzioni europee adottata da Varsavia e Budapest negli ultimi anni su temi come il rispetto dello stato di diritto e le politiche energetiche non piace a Fiala e ai suoi alleati. E all'orizzonte c'è una scadenza importante: a luglio inizierà il semestre in cui la Repubblica Ceca sarà alla guida del Consiglio dell'Unione europea. Un'occasione che potrebbe rinsaldare ulteriormente i rapporti fra Praga e Bruxelles e rendere per converso meno solido il gruppo Visegrád. Se ne occupa Lucio Palmisano su Linkiesta.
Il canto del cigno di Hana
Ha suscitato scalpore internazionale il caso della cantante di un gruppo folk ceco, gli Asonance, scomparsa dopo avere contratto volontariamente il covid-19. Hana Horká, questo il nome della donna, aveva preferito non vaccinarsi - contro il parere di molti suoi familiari - ma non intendeva rinunciare a una vita normale. E per condurla nella Repubblica Ceca occorre esibire la prova di un'avvenuta vaccinazione oppure dimostrare di avere contratto e superato il virus da poco. Per questo, durante le festività natalizie, aveva scelto di fare visita ad alcuni parenti, pur sapendo che erano positivi. Due giorni prima della sua prematura scomparsa, la signora Horká credeva di essersi lasciata il virus alle spalle e aveva espresso sui social network l'intenzione di andare finalmente a teatro, di concedersi una sauna e un viaggio al mare. Purtroppo non ha potuto farlo visto che sono sopraggiunte improvvise complicazioni respiratorie che non le hanno lasciato scampo. Il figlio Jan Rek, anch'egli musicista, ha accusato alcuni personaggi pubblici no-vax di avere influenzato la scelta della madre di non vaccinarsi e di ammalarsi di proposito. La vicenda sul Guardian e su Radio Prague.
Praga cerca casa
Il centro storico di Praga è una delle perle architettoniche d'Europa, ma da anni perde residenti. Uno spopolamento dovuto anche all’incremento di appartamenti in affitto per turisti e strutture Airbnb, che ha trasformato completamente alcuni dei quartieri più pittoreschi della capitale ceca. Negli ultimi anni, inoltre, il proliferare di viaggi organizzati per molto chiassose e altrettanto alcoliche feste di addio al celibato lo aveva reso invivibile, specie nottetempo e nei weekend. La pandemia ha fatto crollare questo tipo di turismo bevi e fuggi, con i tour operator specializzati che hanno perso l'80% delle prenotazioni annuali. E anche gli appartamenti messi in affitto su Airbnb si sono dimezzati, passando da 14mila a 7mila nel giro di un paio d'anni. Nel 2021, del resto, Praga ha accolto appena un milione e 400mila turisti, circa un sesto delle presenze registrate nel 2019. Una situazione difficile per chi opera nel settore, ma che ha creato un surplus di appartamenti in affitto per chi cerca un alloggio nei quartieri centrali della capitale. Permane tuttavia il problema di chi vorrebbe acquistare casa, ma non può permetterselo per via di prezzi del tutto fuori mercato per molti residenti locali. Un'approfondita analisi del Financial Times.
Kafka visto da Holland
Una serie biopic sulla vita di Franz Kafka. L'ha diretta la celebre regista polacca Agnieszka Holland e verrà presentata in anteprima all'edizione riservata alle serie televisive del prossimo Festival del cinema di Berlino, che si terrà online fra il 12 e il 16 febbraio. Nel corso di alcuni episodi, l'opera promette di offrire un ritratto caleidoscopico della vita del grande letterato boemo (che scriveva in tedesco) dalla giovinezza trascorsa a Praga sino alla tragica scomparsa avvenuta nel 1924 proprio a Berlino. Questa co-produzione ceco-irlandese conferma il recente interesse della regista polacca per la Repubblica Ceca. Nel 2013 Holland aveva diretto la miniserie 'Burning Bush' dedicata a Jan Palach, lo studente che si diede alle fiamme, morendone, il 16 gennaio 1969 per protestare contro la 'normalizzazione' seguita all'invasione dell'allora Cecoslovacchia da parte delle truppe del Patto di Varsavia. Via Kafkadesk.
Poster a regola d'arte
La Repubblica Ceca, al pari della confinante Polonia, vanta una vera e propria 'scuola del poster'. Fiorì soprattutto fra il secondo dopoguerra e l'89, quando la creatività di molti artisti era stimolata dalle limitazioni imposte dal socialismo. Inoltre, la maggior parte delle pellicole straniere che arrivavano nel Paese non potevano essere distribuite con le loro locandine originali per motivi di censura morale o politica, facendo sì che versioni alternative venissero commissionate a disegnatori locali. Il periodo d'oro di questa forma d'arte per le masse furono gli anni Settanta e Ottanta e oggi collezionisti privati e gallerie fanno a gara per accaparrarsi o esibire questi poster. Una panoramica di alcune delle creazioni migliori della scuola del poster ceco la offre un recente articolo del Calvert Journal.
Slovacchia
Diritto all’aborto appeso a un voto
Un solo voto in più tra i contrari ha permesso alla camera dei deputati slovacca di respingere il disegno di legge di provenienza ministeriale che proponeva l’introduzione di un ostacolo nell’accesso all’interruzione di gravidanza nel Paese. Secondo la proposta di legge, voluta e promossa dal partito di governo Ol’Ano, le donne slovacche avrebbero dovuto motivare per iscritto la propria motivazione ad abortire e avrebbero dovuto attendere 96 ore dopo la richiesta prima di potersi sottomettere all’intervento. Veri e propri ostacoli indiretti per un Paese che, come segnala Matteo Zola su East Journal, conta già più di un terzo di obiettori di coscienza tra i suoi ginecologi. Il diritto all’aborto comunque per ora è salvo, dopo la seconda bocciatura parlamentare della proposta, ma un solo voto alla Camera non è certo una garanzia per le donne slovacche.
Crisi demografica
Chissà se dietro la volontà di frenare l’aborto da parte del governo slovacco non ci sia, come spesso accade nelle logiche dei partiti conservatori, l’intento di correggere la curva demografica. La popolazione slovacca dovrà affrontare nei prossimi anni un progressivo aumento dell’età media, con la percentuale di popolazione in età abile al lavoro destinata a crollare del 20% in meno entro il 2050. Lo rivela un’analisi dell’Osce dedicata al Paese e riportata da Emerging Europe. Un altro problema, dalla tempistica ben più stringente, è quello di un tasso di vaccinazioni ancora insufficiente per far sperare in una rapida uscita dalla pandemia.
Governo a rischio?
Non sono ancora passati due anni dalle ultime elezioni politiche in Slovacchia, quelle che hanno messo fine ai governi di Robert Fico e hanno portato al potere il partito anti-sistema di Ol’Ano e il suo leader Igor Matovič. Eppure, sebbene la legislatura non sia arrivata nemmeno a metà, la stabilità dell’esecutivo sembra a rischio. L’avvicendamento sulla poltrona di primo ministro tra Matovič e il suo vice Eduard Heger ha dato un po’ di spinta a una stagione di governo che sembrava già in caduta libera, ma il rimpasto ha solo nascosto un po’ di polvere sotto il tappeto senza affrontare i problemi veri. Gli slovacchi sono delusi delle promesse di trasparenza ed efficienza non mantenute da Matovič e i suoi, mentre l’opposizione è in rapida riorganizzazione e si prepara a dare battaglia. Quale quadro aspetta i cittadini slovacchi? Edward Szekeres dà un quadro dettagliato con un editoriale su Balkan Insight.
Strategie energetiche
I piani europei per ridurre le emissioni di anidride carbonica e il connesso consumo di combustibili fossili sono stati più volte rinegoziati al ribasso, eppure gli obiettivi sono ancora difficili da raggiungere per alcuni Paesi dell’Unione, tra cui figura anche la Slovacchia. Dopo la Cop26 di Glasgow, il governo di Bratislava si è impegnato a ridurre del 20% le proprie emissioni di metano in dieci anni, ma lo ha fatto solo a grandi linee senza ancora presentare un piano d’azione concreto. Come segnalato su Euractiv, le emissioni prodotte in Slovacchia sono sì diminuite della metà tra il 1990 e il 2007, come vantato dal ministro slovacco dell’Ambiente, ma da quella data a oggi sono rimaste costanti.
Un pallido piano sembra arrivare dalle parole del sottosegretario all’Ambiente Karol Gadek, sempre riportate da Euractiv. Il rappresentante dell’esecutivo ha aperto timidamente alla possibilità di discutere l’utilizzo dei reattori nucleari modulari ultimamente al centro del dibattito energetico. Dal momento tuttavia che Gadek ha parlato di questa possibilità legandola all’inserimento delle fonti nucleari nella tassonomia energetica europea, e dato che questa ipotesi pare essere sulla strada della bocciatura definitiva, è improbabile aspettarsi nuovi sviluppi in merito.
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Il libro - Bambi
Una mamma esce con la figlia per una passeggiata all'aperto. Il cielo si oscura all'improvviso, arriva una tempesta che le distoglie dall'uomo col fucile nell'ombra. Non lo vediamo neanche noi, resterà sempre fuoricampo. Alla fine della scena rimane sulla neve solo il piccolo, solo per sempre. È l'inizio di ‘Bambi’, film Disney del 1942, definito da Stephen King il primo film dell'orrore che ha visto. ‘Bambi’ è una una delle poche opere che zio Walt non trasse da una fiaba popolare, bensì da un libro del 1923 scritto da Felix Salten, pesudonimo di Zsigmond Salzmann, nato a Pest nel 1869 e poi naturalizzato austriaco.
Il libro, messo al bando dai nazisti nel '35 con l'accusa di propaganda ebraica, è stato ripubblicato in questi giorni, in edizione integrale, col titolo “The Original Bambi: The Story of a Life in the Forest” ed è ancora più cupo del film, scrive il Post. Il New Yorker rievoca le circostanze per cui un appassionato cacciatore, autore di un libro che oggi definiremmo di pornografia infantile (“Josefine Mutzenbacher, ovvero la storia di una prostituta viennese da lei stessa narrata", uscito in traduzione italiana per i tipi di ES nel 2020, che parte dalla prima adolescenza della protagonista) e molto vicino a Theodor Herzl, il capo del sionismo, anche lui nato a Pest sia arrivato a un'opera che nasconde accanto a scene idilliache gli echi sinistri, come il bosco in fiamme che minaccia gli animali innocenti, delle tensioni dell'Europa centrale degli anni '20 che porteranno alla tragedia della Seconda guerra mondiale. E giovedì 27 gennaio ricorre il Giorno della Memoria, una data che nei paesi dell'Europa centrale non può lasciare indifferenti.
Chi siamo, dove siamo
Centrum Report è un collettivo giornalistico composto da Lorenzo Berardi, Salvatore Greco, Alessandro Grimaldi e Fabio Turco. Ci appassiona l’Europa Centrale e viviamo da anni fra Budapest e Varsavia. Per conoscerci, clicca qui. Abbiamo un sito, siamo su Facebook e su Twitter. Curiamo e proponiamo tre prodotti editoriali.
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