Petržalka, cemento e colori
di Matteo Tacconi
Nel 1977 fu posato il primo mattone della nuova Petržalka, il grande quartiere di parallelepipedi di cemento di Bratislava, uno ammassato all’altro, costruito nell’omonima area della città. Si trova sulla riva ovest del Danubio, e si distende fino al confine con l’Austria.
Petržalka è una grande selva di panelák, pannelli: così cechi e slovacchi chiamano questi condomini, il contrassegno dell’edilizia del periodo comunista. In tutta la fascia europea situata oltre la vecchia Cortina di ferro esistono decine di distretti di questo tipo. Petržalka è il più grande di tutti: ci vivono 120mila persone, più di un quarto dei residenti della capitale slovacca. Se fosse una città a sé stante, Petržalka sarebbe il terzo centro del Paese dopo Bratislava e Košice.
La sua creazione rispose all’esigenza di offrire alloggi migliori agli abitanti di Bratislava. Quelli del primo dopoguerra erano divenuti inadatti, e la città per giunta andava espandendosi. Petržalka doveva rappresentare una città ideale del socialismo realizzato, ma il progetto si rivelò fallimentare. Il quartiere è sempre rimasto mal collegato con il resto della città, con servizi insufficienti. Negli anni ’80 assunse una cattiva fama per via della presenza di spacciatori di droga.
Dopo la fine del comunismo nel 1989, e la separazione tra Praga e Bratislava, che mise fine all’esperienza della Cecoslovacchia, si aprì una nuova stagione. Gli abitanti di Petržalka si organizzarono per migliorare la vivibilità nel quartiere e, come primo passo, decisero di pitturare le facciate dei palazzi. Inizialmente fecero tutto da soli. Successivamente è arrivato anche l’aiuto del Comune.
La rivoluzione cromatica fu affiancata da un complessivo potenziamento dei servizi e dell’uso dei tanti spazi verdi già presenti. Un processo lungo ma costante di riqualificazione urbana, che ha trasformato Petržalka, pur senza imporre forme di gentrificazione. Il distretto, ora collegato al centro da un tram rosso fiammante, conserva una sua tipicità, una sua sincerità. Nel 2018 l’ho visitato, guidato da Ernest Huska, uno dei fondatori dell’Associazione per il rinnovamento di Petržalka (Petržalský okrášľovací spolok). L’esito di quel soggiorno è il seguente reportage audio-video, della durata di 5’ 35’’, intitolato Ritorno a Petržalka.