Václav #44
24 dicembre - 8 gennaio
Qualche problema logistico, molte speranze: la campagna vaccinale è partita anche nei quattro Paesi dell’Europa Centrale, tutti alle prese con la seconda ondata della pandemia. Per quanto il tema covid-19 possa risultare ripetitivo, ne diamo doverosamente conto in apertura di questa edizione di Vacláv, la numero 44, la prima del 2021.
Molta attenzione alla politica estera nel prosieguo della nostra rassegna, con i toni sottomessi della diplomazia polacca rispetto ai fatti di Capitol Hill, assaltato dai sostenitori di Donald Trump, e con la grande questione geopolitica del comparto energetico ceco. C’è anche la politica interna, ovviamente. In Ungheria il blocco delle opposizioni ha redatto un programma di base per le elezioni del 2022, mentre in Slovacchia il governo di Igor Matovič è indebolito dai conflitti interni.
Alla fine, ritorna la nostra Terza pagina con curiosità e notizie culturali dall’Europa Centrale.
Buona lettura!
Osservatorio covid
La situazione continua a essere difficile in Slovacchia dove, da un mese a questa parte i contagi giornalieri sono stati quasi costantemente oltre i duemila al giorno, con un picco di 6315, il 31 dicembre. Quello dei decessi, 204, è arrivato il 4 gennaio. L’escalation ha costretto il governo a estendere fino al 24 gennaio le restrizioni pensate per le festività natalizie. Dovevano terminare, in teoria, il 29 dicembre. Tutte le misure in vigore su Buongiorno Slovacchia. Intanto, preoccupa l’impatto che potrà avere la variante B.1.1.7, la cosiddetta “variante inglese”, la cui presenza è stata già accertata nell’est della Slovacchia. Via Slovak Spectator.
La situazione è particolarmente critica nella regione di Nitra, dove l’ospedale locale è al collasso. La terapia intensiva è piena di pazienti, e non mancano i decessi, anche tra il personale sanitario. Per questo il governo ha stabilito che, nella regione, solo le persone munite di un tampone negativo possono recarsi al lavoro. La notizia su Reuters.
Nel frattempo è partita la campagna vaccinale, con un giorno d’anticipo rispetto al resto d’Europa, analogamente a quanto avvenuto in Ungheria e Germania.
In Polonia, nuove misure per il contenimento, introdotte il 28 dicembre, resteranno in vigore fino al 17 gennaio. Possibile una proroga fino a fine mese. Non è prevista la chiusura delle frontiere, per ora. Quanto ai contagi, nei primi giorni del 2021 sono oscillati fra i 5mila e i 14mila al giorno, ben al di sotto dei picchi registrati a inizio novembre quando si sfiorarono i 28mila casi quotidiani. Preoccupano però i decessi, tornati a risalire. Il 6 gennaio ce ne sono stati 553: uno dei numeri più alti dall'inizio della pandemia.
Sul fronte delle vaccinazioni, il Paese si sta comportando meglio delle previsioni. Fra il 27 dicembre e l'8 gennaio, 188mila polacchi hanno ricevuto le prime dosi di vaccino. Se rapportato al numero di abitanti, il piano polacco è il terzo migliore in Europa, al momento, dopo quelli di Italia e Germania. Fa il punto Notes from Poland, senza tralasciare le polemiche sulla vaccinazione di politici e celebrità del piccolo schermo, accusati di aver “saltato il turno” scavalcando le fasce più esposte, compresa quella dei lavoratori del comparto sanitario. Nessun privilegio, ma solo un modo per promuovere il vaccino: si difendono così i responsabili. Un ospedale universitario di Varsavia è stato multato di 250mila złoty (60mila Euro) per avere violato le procedure.
In Ungheria, il numero delle vittime della pandemia ha superato quota 10mila. Tra i 2000 e i 3000 i casi giornalieri da Natale a oggi. Hungary Matters, citando un intervento radiofonico del premier Viktor Orbán, dà conto dell’andamento del piano vaccinale all’8 gennaio. Sono 42549 gli operatori della sanità ad aver ricevuto la prima dose del vaccino Pfizer-BioNTech. Ci si appresta a somministrarla anche nelle case di riposo per anziani. Nel frattempo, il governo ha esteso fino al 1° febbraio le restrizioni anti-covid, compresa la didattica a distanza per le scuole superiori, e ha fatto sapere che non acquisterà lo Sputnik V, il vaccino di produzione russa, cui aveva aperto nelle scorse settimane. Guarda però con interesse a quello cinese. E appoggia, anche se criticamente, Maggiori dettagli su Euractiv.
Chiudiamo con la Repubblica Ceca, che, con più di 17mila nuovi contagi, ha fatto segnare lo scorso 7 gennaio il record assoluto di casi dall’inizio della pandemia. I morti sono ormai più di 12mila. Prosegue la stretta su attività commerciali e sposamenti interni. Per quelli esterni, da altri Stati europei, è stato introdotto un sistema “a fasce”, a seconda dell’indice di contagio nel Paese di provenienza. Le misure vanno dall’obbligo di test prima della partenza (o cinque giorni dopo l’arrivo) per i Paesi in rosso, alla mancanza di limitazioni specifiche per quelli in verde. Viaggi consentiti solo per motivi di lavoro, salute e ricongiungimento familiare.
Un caso particolare è quello degli arrivi dal Regno Unito, che avranno il permesso di entrare in Repubblica Ceca solo con un test molecolare negativo nelle 72 ore antecedenti alla partenza e dovranno sottoporsi a un altro test tra il quinto e il settimo giorno di permanenza nel Paese. Tutte le informazioni a riguardo sul portale informativo del ministero della sanità di Praga.
E infine il piano vaccinale, iniziato all’ospedale militare di Praga. Il premier Andrej Babiš è stato il primo a ricevere il siero Pfizer-BioNTech, come riporta Il Fatto Quotidiano. Secondo i dati del portale Our World in Data, la Repubblica Ceca ha somministrato 19918 dosi coprendo a oggi lo 0,19% della popolazione. Fanalino di coda dei Paesi di Visegrád, come si evince dai grafici.
Slovacchia
Un anno decisivo per il governo
Il 2021 rischia di essere un anno complicato per il governo di Igor Matovič. L’incerta gestione della seconda ondata del coronavirus ha fatto perdere consensi al premier, leader di OL’aNO (Gente comune), azionista di maggioranza della coalizione. Allo stesso tempo è emersa una forte competizione con Richard Sulík, che guida il partito alleato SaS (Libertà e solidarietà), e che ambirebbe alla plancia di comando dell’esecutivo. Sulík, al contrario di Matovič, può contare su indici di gradimento molto alti (oltre il 50%). Le frizioni hanno indotto la presidente Čaputová a chiedere, durante il tradizionale discorso di fine anno, di superare i conflitti dal breve respiro. Reporting Democracy dedica un’ampia analisi alla situazione politica a Bratislava, ricordando che le liti nella coalizione potrebbero compromettere la riforma della giustizia, un pilastro dell’azione del governo. L’opposizione cerca di sfruttarne le difficoltà. Smer-Sd (Direzione-Socialdemocrazia) e Hlas-Sd (Voce-Socialdemocrazia), vogliono un referendum per andare a elezioni anticipate. Ma c’è un gran numero di firme da raccogliere, 35mila.
La grande sfida del nuovo procuratore generale
Secondo un sondaggio di Eurobarometro solo il 22% degli slovacchi ripone fiducia nell’operato della magistratura. A Maroš Žilinka, divenuto procuratore generale nazionale il 4 dicembre, spetterà l’arduo compito di riconquistare la fiducia dei cittadini verso il sistema giudiziario, dopo anni in cui politica, affari, criminalità e toghe hanno intrattenuto rapporti opachi. Žilinka, precedentemente a capo della sezione crimini economici presso l’Ufficio del procuratore speciale, è noto per essere inviso a Marian Kočner, l’oligarca accusato (e poi assolto) di essere il mandante dell’omicidio del giornalista investigativo Ján Kuciak e della sua fidanzata Martina Kušnírová. Un ritratto del nuovo procuratore, sempre da Reporting Democracy.
Luci e ombre dell’automotive
Il settore dell’automotive è un pilastro portante dell’economia slovacca, ma anch’esso ha dovuto fare i conti con i problemi causati dalla pandemia. La produzione è crollata del 20% secondo le stime della Zap, l’associazione degli industriali. Jan Pribla, il segretario generale, vede nel 2021 l’anno del rilancio, ma segnala punti critici cui prestare attenzione: cooperazione tra Ue e Regno Unito, politiche energetiche e il corretto utilizzo del Recovery Fund. Ne scrive lo Slovak Spectator, mentre Quattromania, sito specializzato italiano, spiega che il comparto auto slovacco si attrezzando per produrre auto elettriche e dotarsi di una gigafactory, ossia un grosso impianto per la fabbricazione di batterie, come auspicato peraltro dal vicepresidente della Commissione europea, Maros Šefčovič.
4mila tamponi per i senzatetto di Roma
Bel gesto di solidarietà della Slovacchia, che ha donato al Vaticano quattromila tamponi covid. Questi tamponi sono poi stati poi regalati dal Papa al comune di Roma, per permettere ai senza dimora di poter accedere alla diagnosi. La notizia sull’Ansa.
La questione nord-macedone
I ministri degli esteri di Repubblica Ceca e Slovacchia, Tomàš Petríček e Ivan Korčok, hanno pubblicato una dichiarazione congiunta per contestare l’approccio della Bulgaria al processo di allargamento europeo alla Macedonia del Nord. Come spiega Simone Benazzo su Linkiesta, Sofia vorrebbe che Skopje riconoscesse che la sua storia è legata a doppio filo a quella bulgara e che, anzi, ne è persino una costola. Una condizione inaccettabile, per i due Paesi centro europei. Separatisi nel 1993, consensualmente, hanno sempre riconosciuto, reciprocamente, i propri patrimonio e le proprie peculiarità culturali.
Polonia
Washington non fa paura
Blande o inesistenti le reazioni del governo polacco ai drammatici avvenimenti del 6 gennaio a Washington. Il premier Mateusz Morawiecki ha scelto di non commentare pubblicamente l’assalto al Campidoglio dei sostenitori di Donald Trump, mentre il ministro degli Esteri, Zbigniew Rau, lo ha fatto in ritardo. Nelle ore in cui avveniva l’assedio, festeggiava su Twitter la vittoria di un atleta polacco in una gara di salto con gli sci.
Intanto, Georgette Mosbacher, ambasciatrice americana a Varsavia, ha rassegnato le dimissioni il 26 dicembre. Era in carica dal 2018. Pur essendo legata all'amministrazione Trump e quindi vicina al governo a marchio PiS, si era distinta per alcune posizioni critiche nei confronti di quest’ultimo. Toccherà ora Joe Biden, che si insedierà alla Casa Bianca il 20 gennaio, nominare un nuovo ambasciatore in Polonia: una scelta che si preannuncia molto importante sul futuro delle relazioni fra i due Paesi. Per il Financial Times, a ogni modo, l’avvento di un democratico alla Casa Bianca non dovrebbe fare saltare gli accordi stretti sul tema energetico, tra cui figura l’aiuto economico e tecnologico di Washington nella futura creazione di un impianto a energia nucleare lungo le coste del Baltico. Il progetto, per il quale Varsavia è pronta a stanziare 35 miliardi di Euro, rientra nel piano per svincolarsi dalla dipendenza, ancora molto pesante, dal carbone fossile.
Sventato attacco a una moschea
Due uomini sono stati arrestati a Varsavia e a Stettino, città del nord-ovest del Paese vicina al confine con la Germania, con l'accusa di preparare un attentato a una moschea. Sono stati trovati in possesso di armi da fuoco, fiale di sostanze tossiche per la fabbricazione di ordigni batteriologici ed esplosivi tradizionali. Avevano redatto anche un manifesto ideologico, ispirato all’azione dell'attentatore suprematista bianco che il 15 marzo del 2019 uccise 51 persone di fede islamica a Christchurch, in Nuova Zelanda. I due rischiano ora fino a dieci anni di reclusione. Lo riferisce Euronews.
I furbetti del pattinaggio
I vari lockdown o semi-lockdown hanno inciso sul fatturato di molte imprese, drammaticamente, e per questo c’è chi tenta di aggirarlo. Reuters racconta la singolare storia di una pista per il pattinaggio sul ghiaccio di Stettino. Al pari di tutte le altre strutture sportive del Paese avrebbe dovuto chiudere al pubblico (a eccezione di atleti professionisti) dal 28 dicembre al 17 gennaio. Tuttavia, il proprietario ha deciso di mettere in vendita fiori al centro dell'anello, approfittando del fatto che questo tipo di negozi possa restare aperto. E così per giorni chi desiderava pattinare ha potuto farlo, con la scusa di pagare un biglietto d'ingresso per raggiungere i bouquet disposti sul ghiaccio. Scoperto, ha dovuto conformarsi alle regole sulle chiusure, pagando in più una multa.
Decessi record nel 2020
Nell’anno appena passato hanno perso la vita 475mila polacchi. Era dal 1946, all’indomani della Seconda guerra mondiale, che non si registrava un dato del genere, riferisce il quotidiano Gazeta Wyborcza. Sul numero complessivo, il peso delle morti “da” e “con” coronavirus – 28566 – non sembra incidere troppo. Non direttamente, almeno. Diversi decessi, infatti, potrebbero dipendere dalla saturazione delle terapie intensive, causa pandemia, e dalla conseguente riduzione dei trattamenti per altre patologie. L'articolo di Notes from Poland.
Ripolonizzazione dei media
Non è un mistero che il governo polacco si sia posto la priorità di “ripolonizzare” la stampa, ovvero di facilitare l'acquisizione di giornali, radio, televisioni e portali da parte di gruppi polacchi, a scapito di editori stranieri. Come raccontato in precedenti edizioni del Vacláv, di recente Pkn Orlen, holding degli idrocarburi controllata del governo, ha acquistato il gruppo editoriale Polska Press, prima in mani tedesche. Edita più di cento testate regionali, tra quotidiani, periodici e siti. Non va poi dimenticato che da quando Diritto e Giustizia (PiS) è al potere, la tv di stato, Tvp, è stata trasformata in un megafono filogovernativo. Un approfondimento di Npr fa il punto su ripolonizzazione e libertà di stampa.
La ripolonizzazione, tuttavia, non vale per tutti. Come segnala Bne Intellinews, il 7 gennaio la scalata finale al gruppo Eurozet da parte di un gigante polacco del panorama mediatico come Agora, editore di Gazeta Wyborcza, quotidiano liberale, il più venduto nel Paese, e di varie stazioni radio, è stata bloccata dal Garante per le telecomunicazioni nazionale (Uokik). Creerebbe uno sbilanciamento all'interno del mercato radiofonico e inserzionistico nazionale: questa la motivazione. Eurozet è proprietario di cinque emittenti radiofoniche, fra cui Radio Zet, la principale in Polonia. Al momento, il 60% delle quote appartiene al gruppo ceco Sfs Ventures, legato a George Soros. Agora controlla il 40% del pacchetto, e ha esercitato l’opzione per gestirlo interamente. Nella battaglia per Eurozet si sta inserendo un altro gruppo polacco, Fratria, vicino alle posizioni del PiS ed editore del settimanale di destra Sieci.
Ungheria
La coalizione anti-Orbán
Sei partiti di opposizione si presenteranno con un’unica lista alle legislative del 2022. Sono la Coalizione democratica, il Partito socialista, la sinistra di Dialogo per l’Ungheria, i liberali di Momentum, i Verdi e Jobbik, forza di destra. L’annuncio sulla convergenza è stato dato nelle settimane passate, e ne abbiamo dato conto. Ora arriva un primo documento programmatico, breve, di sei punti. Il cartello delle opposizioni, per certi versi costretto a unirsi a causa di una nuova legge elettorale, si batterà per un’Ungheria democratica, socialmente equa e coscienziosa sul clima. Da Bne Intellinews.
Nel frattempo anche Fidesz, il partito del primo ministro Viktor Orbán, inizia a pensare al voto. Gli ultimi sondaggi non lo danno molto in palla, e un problema in vista delle urne è il voto dei giovani, non attratti da Fidesz. Si lavora per recuperare terreno in questa fascia di popolazione, scrive Reporting Democracy.
Budapest: una storia per cantieri
Attingendo all’archivio fotografico Fortepan, Radio Free Europe-Radio Liberty pubblica una galleria di immagini sui cantieri di Budapest. Ponti, palazzi, chiese, lavori pubblici. Il primo scatto è del 1893, l’ultimo del 1975. Uno sguardo sulla storia della città.
Ciak, si gira
Molti settori economici dell’Ungheria hanno tirato il freno a mano, causa coronavirus. Ma non quello delle produzioni audiovisive internazionali. Il Paese ha una dote notevole da offrire, e per le pellicole di Hollywood è addirittura la seconda piazza europea. Nel 2019 i produttori americani hanno investito mezzo miliardo di dollari nel Paese. Durante la pandemia hanno continuano a girare, mentre tutto il resto era fermo. Le autorità ungheresi hanno consentito a troupe e attori americani di entrare nel Paese derogando al bando sugli ingressi degli stranieri. Ne scrive Hollywood Reporter.
Repubblica Ceca
Crematori allo stremo
Una vicenda laterale, ma non troppo, rispetto alla gravità dell’epidemia arriva da Ostrava dove ha sede il più grande forno crematorio della Repubblica Ceca, oberato di lavoro a causa dell’aumento dei decessi. Come raccontato da Karel Janicek per Associated Press, la struttura, di proprietà comunale, avrebbe una capacità tale da garantire circa 50 cremazioni al giorno, ma le salme consegnate nell’ultimo periodo sono sempre più di cento. La vice-sindaca della città, Kateřina Šebestová, ha dichiarato che il tasso di mortalità è aumentato del 60% rispetto all’anno precedente.
L’ombra russo-cinese e i servizi segreti
L’appalto per l’ampliamento della centrale nucleare di Dukovany già dal suo annuncio aveva aperto temi di strategia geopolitica non da poco, con l’interesse di operatori russi e cinesi. Il servizio di intelligence ceco Bis, come riporta Andreas Pieralli su East Journal, ha diffuso un rapporto pubblicamente accessibile nel quale espone le proprie perplessità sull’opportunità di permettere l’ingresso di attori così ingombranti in un settore a elevato contenuto strategico. Tra chi appoggia la collaborazione con Russia e Cina nel nucleare c’è invece il presidente della Repubblica, Miloš Zeman, che proprio con l’intelligence vanta rapporto burrascosi.
Boom della cannabis terapeutica
67 chilogrammi di cannabis terapeutica sono stati prescritti da medici in tutta la Repubblica Ceca nel 2020, 50 in più rispetto al 2019. Lo riporta Kafkadesk, spiegando il ruolo che ha avuto in questa crescita la legge che permette alle società di assicurazioni di includere il trattamento da cannabis nei loro pacchetti per il ramo sanitario. L’uso di cannabis terapeutica è legale dal 2013. Resta vietato l’uso ricreativo, anche se il partito dei Pirati combatte da tempo una battaglia antiproibizionista.
Terza pagina
Un anno di viaggi in Slovacchia…
In chiusura d’anno, lo Slovak Spectator ha raccolto una lunga serie di articoli usciti nel 2020 in tema di viaggi, di cultura e di scoperte archeologiche. Il tutto condito da una ricca sezione podcast. Un modo per scoprire la Slovacchia, un Paese che non rientra nei grandi itinerari turistici europei, ma che, con un patrimonio culturale ricco e interessante, merita di essere scoperta. O riscoperta.
… e di architettura in Polonia
La pandemia in corso sta costringendo centinaia di milioni di persone a trascorrere assai più tempo del solito fra le pareti di casa. La crescita obbligata dello home-office e delle lezioni on line ha permesso di ovviare ad alcuni problemi logistici, ma reso anche necessario un ripensamento tanto degli spazi domestici quanto di quelli urbani. Anna Cymer di Culture.pl si è interrogata su questi ultimi, domandandosi come il 2020 abbia influito sull'architettura polacca in un contesto in cui l'uso degli spazi pubblici è diminuito, mentre l'esigenza di spostarsi rapidamente da una parte all'altra della città è cresciuta. Una riflessione valida anche per il 2021. Che ne sarà, ad esempio, degli immensi complessi per uffici in via di ultimazione a Varsavia? E si diffonderà anche in Polonia il concetto di una città a misura di residente nella quale ogni luogo essenziale è raggiungibile da casa, a piedi, in bicicletta o con il trasporto pubblico, nel giro di quindici minuti?
Intanto, persino in un anno complesso come quello appena terminato non sono mancati progetti residenziali, accademici o museali interessanti fra Varsavia, Wrocław e due centri minori quali Rybnik e Chęciny. Sempre a proposito di architettura, tre stazioni della seconda linea della metropolitana di Varsavia - inaugurate in maniera forzatamente dimessa lo scorso aprile - sono in lizza per il prestigioso premio d'architettura Mies van der Rohe. Si tratta di stazioni caratterizzate da elementi decorativi legati al loro circondario e da un intelligante uso del neon. Via Warsaw Insider.
Dubček: 52 anni dalla promessa tradita
Il 5 gennaio del 1968, il Partito comunista cecoslovacco eleggeva a segretario generale del suo comitato centrale Aleksander Dubček. Con la sua promessa di un socialismo dal volto umano, aprì lui le speranze in una nuova fase del tutto post-stalinista per il suo Paese e per tutti quelli del Patto di Varsavia. Speranze che, come noto, si rivelarono vane pochi mesi dopo con l’arrivo delle truppe sovietiche a Praga e la sua deposizione. Kafkadesk ne celebra l’anniversario ricordando il suo contributo alla Cecoslovacchia democratica come collaboratore di Havel e la sua opposizione alla separazione tra cechi e slovacchi.
Il Natale magiaro ai tempi del comunismo
Lunga e interessante storia, pubblicata dalla National Review, bimestrale conservatore americano, su come il regime comunista ungherese cercò sin dall’avvento al potere, nel primissimo dopoguerra, di trasformare il senso del Natale: una festa religiosa, tradizionale e commerciale che strideva con i paradigmi dell’ateismo e del marxismo-leninismo. E così, il regime prese tutta una serie di misure volte a cambiare il senso del Natale. Nel 1949, proprio durante le festività natalizie, istituì una settimana di celebrazioni in onore di Stalin. E poi impose la tradizione di Nonno Gelo – di origine russa e quindi sovietica – al posto di quella di Babbo Natale.